Imbracciare un fucile e uccidere il rimorso di Tilde Giani Gallino

Imbracciare un fucile e uccidere il rimorso IL MOVENTE Imbracciare un fucile e uccidere il rimorso TRE sono i fattori che colpiscono emotivamente l'opinione pubblica nel caso del ragazzo di Lodi, presunto o quasi certo assassino di entrambi i suoi genitori. Il primo, è ovvio, è il fatto di aver compiuto il matricidio ed il parricidio, tradizionalmente considerati i peggiori crimini di cui possa macchiarsi un individuo. Il secondo è il comportamento del ragazzo dopo aver accoltellato i genitori e dopo aver nascosto i loro corpi in garage: non pare toccato dal minimo rimorso e si comporta come se avesse risolto il suo maggior problema. Il terzo aspetto che può sgomentare è il fatto che lo stesso ragazzo, omicida, trascorre il suo tempo libero all'oratorio che, secondo gli stereotipi di cui si serve la gente, è un luogo in cui vanno i bravi ragazzi di buona famiglia. Un ritrovo sano dove non si fanno cattive conoscenze. Vale a dire che crimini così gravi come il matricidio e il parricidio richiederebbero, secondo il comune metro di giudizio, una cornice diversa. Ad esempio, ci si potrebbe aspettare un simile delitto da parte di un ragazzo drogato, magari — altro stereotipo — in preda a crisi di astinenza. Non dal ragazzo della porta accanto. Così pure, secondo | le immagini scontate e lette1 rarie che tutti abbiamo in mente, ci si attenderebbe che dopo l'assassinio, colui che si è macchiato di tale colpa vaghi senza tregua, tormentato dai rimorsi. Pensarlo all'oratorio, intento all'innocuo gioco del pallone, esce dallo schema convenzionale del patricida. Ma se non ci fermiamo alla superficie, possiamo forse individuare più chiavi per capire (non per giustificare) anche questo crimine. Una prima spiegazione potrebbe trovarsi nelle parole dei vicini: «I genitori stravedevano per lui... Soltanto qualche screzio per problemi scolastici». E se il giovane di Lodi fosse stato davvero il bravo ragazzo della porta accanto, e se i genitori, stravedendo per lui, avessero finito per considerarlo molto al di sopra delle sue reali possibilità? Ad esempio tanto da aspettarsi quello che lui, a scuola, non sarebbe mai stato capace di fare? E se nella sua fantasia i genitori fossero diventati così incombenti, a causa delle loro aspettative, da non poter più sopportare di farli soffrire per quello che lui non era in grado di dare loro? Allora, quei due morti chiusi in garage avrebbero potuto paradossalmente rimordere assai meno dei due genitori vivi, che si sapeva di aver già fatto soffrire troppo. Tilde Giani Gallino inoj

Luoghi citati: Lodi