«Banditi parlate col vescovo» di Giuliano Marchesini
«Banditi parlate col vescovo» Veglia in duomo a Verona, il padre di Patrizia: nessun contatto «Banditi parlate col vescovo» Nuovo appello per la bambina rapita VERONA DAL NOSTRO INVIATO «E se, per qualsiasi motivo, vi trovaste in difficoltà nel riconsegnare Patrizia, ve lo ripeto: da uomo vi dò la mia parola d'onore, da vescovo vi dò la mia parola di padre: sono pronto a trattare con voi, sono pronto a venire da voi». Il vescovo di Verona, Giuseppe Amari, fa questo discorso in cattedrale, rivolgendosi ai rapitori di Patrizia Tacchella, la bambina sequestrata 14 giorni fa poco lontano dallo stabilimento della «Carrara», di cui il padre è titolare. La voce di monsignor Amari si spande per il duomo, gremito per la «veglia di preghiera» per Patrizia. L'ascoltano anche tanti bambini e studenti. Il vescovo non soltanto rinnova l'offerta di consegnarsi in ostaggio in cambio di Patrizia. Ma nell'eventualità che «non lo prendano», è disposto a fare da intermediario nelle trattative. Durante la veglia, legge un messaggio pieno di angoscia del papa, fatto giungere tramite il cardinal Casaroli: il Pontefice esorta «i responsabili di questo episodio a non rimanere insensibili». Quando rientra ih sacrestia, monsignor Amari scambia qualche battuta con i cronisti. E rivela d'aver ricevuto, in questi giorni, «comunicazioni» per il riscatto di Patrizia. «Ma non affidabili». «Contatti, lettere, e telefonate, tante», sospira il ve- scovo. «Ma niente di attendibile, finora». Che cosa le chiedono? Monsignor Amari ha una piega di amarezza: «Denaro, denaro, denaro». Le ultime «richieste» gli sono giunte in mattinata: una lettera e una telefonata. E come replica? «Ascolto, rifletto, m'informo». Mentre in cattedrale c'era la veglia, un centinaio di persone era in marcia verso il santuario della Madonna della Corona, ad invocare la liberazione di Patrizia: tre ore di cammino su per il monte. In Duomo monsignor Amari pronuncia il suo discorso. «Se è vero che ogni rapimen¬ to costituisce una grave violazione di un diritto fondamentale della persona e getta nello sconforto la famiglia del rapito, nel caso di Patrizia possiamo parlare di un fatto ancor più sconvolgente, data la sua giovanissima età». E l'appello ai rapitori: «A voi rinnovo la mia disponibilità a sostituirmi a Patrizia: cercatemi, parliamo, non ve ne pentirete. Insieme potremo trovare una soluzione a questo dramma. Una soluzione che ridia soprattutto la gioia a Patrizia». Il vescovo incrocia le mani sul petto: «Vi scongiuro, oggi stesso lasciate libera Patrizia». E sul finire gli riemerge la speranza: «Io confido in voi». Nella zona di Stallavena, dov'è stata rapita la bambina, e più giù verso Grezzana, è finita da poco una battuta delle forze dell'ordine. Forse c'è stata una segnalazione. Ma è un rastrellare senza risultato. Dalla palazzina accanto allo stabilimento della «Carrera», esce Imerio Tacchella, il padre di Patrizia. Tiene per mano la figlia più piccola, Amalia, che ha 4 anni. La infila svelto nella macchina. Ripete: «Chi ha chiesto soldi non ha ancora dato le prove. Abbiamo ricevuto tanti messaggi, ma li vogliamo più precisi». Come Imerio Tacchella ha detto nell'ultimo appello rivolto ai rapitori. «Ma non c'erano messaggi cifrati né parole d'ordine, in quel discorso che ho fatto. Sono io che ho chiesto un contatto e una parola chiara. Non è ancora arrivato niente». I messaggi sì, e parecchi, richieste dagli 8 ai 20 miliardi: probabili sciacallaggi. «Non c'è da fidarsi, per ora. Ci danno molti particolari, che però potrebbero essere stati appresi prima del rapimento della bambina e da altre fonti. Bisogna capire. Per esempio, se uno mi dà i nomi dei compagni di classe di Patrizia, o quello della sua amica del cuore, questo non significa che glieli abbia detti Patrizia». Giuliano Marchesini
Persone citate: Carrera, Casaroli, Giuseppe Amari, Imerio Tacchella, Patrizia Tacchella
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