«Scalfari dovrebbe dimettersi»

«Scalfari dovrebbe dimettersi» La Fininvest non ha alcuna intenzione di scorporare «Repubblica» da Mondadori «Scalfari dovrebbe dimettersi» Berlusconi: tra editore e direttore ci vuole stima MILANO. Vendere la Repubblica? «E' il primo quotidiano italiano, mi sembra difficile che possano esistere contrapartite tali da convincermi a cederlo». E se Eugenio Scalfari continua a non riconoscere il suo nuovo editore? «Quando il direttore di un giornale dichiara di non aver stima del suo editore, probabilmente ricambiato, se ha un minimo di dignità deve comportarsi con coerenza e dimettersi. Certo l'editore io intendo farlo totalmente, fino in fondo». Parola di Silvio Berlusconi. Non l'invito a dimissioni immediate, ma una affermazione di principio, come ha poi precisato il presidente della Mondadori, per ricordare i «due presupposti essenziali» senza i quali diventa impossibile il rapporto tra qualsiasi editore e direttore: stima e fiducia. Berlusconi risponde a lungo alle domande dei giornalisti al termine del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo della casa editrice riuniti ieri mattina in Via Montenapoleone. Parla di tutto: esclude di poter rinunciare a Repubblica, rileva che la volontà del mondo politico di «porre tetti rischia di tagliare le ali ai gruppi italiani», smentisce l'intenzione di vendere una delle sue reti televisive o II Giornale. Al suo fianco c'è Luca Formenton, che non sta fermo un attimo e alterna una sigaretta a un sorso d'acqua. Interviene due volte: per dire che «la Cir voleva scalare la Mondadori dall'interno» e con una citazione del nonno Arnoldo. Più defilato Leonardo Mondadori, in piedi, vicino alla porta. Non parla. Dottor Berlusconi, è ipotizzabile l'uscita di Repubblica dalla Mondadori? «Difficilmente potrà essere presa in considerazione». E poi si lancia in elogi sperticati per il quotidiano .diretto da Scalfari. «E' il primo giornale, diffuso in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, ha un ruolo importantissimo per le sinergie pubblicitarie anche con i settimanali, i libri del gruppo». Ma la linea politica di Repubblica... «Il pubblico mostra di gradirla, non c'è motivo di cambiarla». Chiaro: per Berlusconi e la Mondadori la Repubblica è un affare, quindi non si vende. Ma le ventilate trattative, con la regia di Mediobanca, per un accordo con Carlo De Benedetti e Caracciolo-Scalfari? Il patron della Fininvest sorvola, si limita ad ammettere di avere «grande rispetto per tutti i soggetti in causa». Al momento non esiste alcun tavolo negoziale. Forse il presidente della Fininvest sperava in una pace separata con Scalfari e Carac¬ ciolo, ma il tentativo non è riuscito. Anche la Cir non ha fretta. Corrado Passera, luogotenente di De Benedetti, si ferma in portineria a spiegare che «questo non è il momento di trattare». E poi sibillino: «C'è in giro un'aria un po' diversa». Quasi a far capire che la Cir ha in mano carte importanti da giocare. Berlusconi, non le sembra di avere un gruppo troppo grande, di pregiudicare la concorrenza nel campo dell'informazione? «Questo lo dicono il pei e il signor Veltroni che gabellano il loro interesse per interessi generali — replica secco —. Noi non facciamo gli editori per politica, per interessi nostri o di bottega: diciamo che i gruppi italiani devono essere multimediali e multinazionali». Per il nuovo capo di Segrate la concentrazione non è negativa in assoluto. Anzi. Chiarisce: «La concentrazione fa paura a chi pensa all'editore-partito, ma io non mi sono mai schierato per nessuno, e nemmeno la Mondadori deve farlo». C'è una grande minaccia che turba Berlusconi: la legge antitrust. Certe proposte limitative avanzate in Parlamento non gli piacciono, teme che i gruppi italiani possano perdere il confronto, anche nel campo della comunicazione, con gli stranieri. Cita le operazioni in Italia di Hachette con Rcs, di Springer con Monti, di Maxwell con Panini, di Bertelsmann. «Murdoch è venuto a trovarmi proponendomi collaborazioni a tutto campo, gli stranieri puntano sull'Italia, ci hanno chiesto di entrare nella Mondadori o nella Fininvest, le banche americane spingono a investire in Europa... questa è la realtà che anche il mondo politico deve considerare». E invece? «La diatriba tra le forze politiche — aggiunge — riduce l'editoria a un problema di cortile, di pollaio, c'è una gran confusione sul concetto di posizione dominante». Cioè? «La posizione dominante non è un peccato né un reato, il problema è l'abuso». I progetti della Mondadori? Il presidente nega l'esistenza di ipotesi «di fusione tra Fininvest e Mondadori» e conferma che «le due reti di raccolta pubblicitaria resteranno distinte». Segrate sta mettendo a punto una strategia europea, soprattutto verso la Spagna, il Portogallo, l'Ungheria. La prossima settimana probabilmente ci saranno le dimissioni del direttore di Panorama, Claudio Rinaldi. Lascia anche il direttore delle relazioni esterne di Segrate, Sergio Crippa. Intanto Berlusconi macina riunioni: l'altra sera ha invitato a cena le giornaliste di Grazia per sapere che problemi ci sono. Rinaldo Gianola Scontro. Tra Berlusconi e De Benedetti non c'è un accordo su «Repubblica»

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Portogallo, Segrate, Spagna, Ungheria