«Anche il gay è un buon prete» di Paolo Patruno
«Anche il gay è un buon prete» GRAN BRETAGNA La Chiesa anglicana vuole riconoscere i diritti religiosi agli omosessuali «Anche il gay è un buon prete» Ma i conservatori insorgono: «Via l'arcivescovo» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tempesta all'interno della Chiesa anglicana, con richiesta di dimissioni del primate arcivescovo di Canterbury Runcie, per un rapporto destinato a rimanere segreto, finito invece nei notiziari della tv commerciale, che rivela l'intenzione di aprire vistose brecce nell'ostracismo e nella condanna finora ufficialmente lanciata contro gli omosessuali. Secondo il documento, preparato da una commissione per i vescovi guidata dalla diaconessa June Osborne, dovrebbe infatti essere permessa la benedizione in chiesa anche del legame «d'amicizia» esistente fra persone dello stesso sesso, dovrebbe poi essere facilitata l'adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali e infine dovrebbe essere consentita l'ordinazione sacerdotale dei gayQuesto progetto di «rivoluzione» nei costumi e nell'atteggiamento della Chiesa d'Inghil¬ terra verso gli omosessuali ha sorpreso e sconcertato il Paese. Anche perché, appena tre anni fa, un rapporto approvato dal Sinodo generale aveva invece confermato la tradizionale condanna della omosessualità. Che cosa è cambiato nel frattempo? Anzitutto dalle indagini riservate svolte all'interno dello stesso clero anglicano era emerso, già nell'87, che un terzo dei suoi membri sarebbe di tendenze omosessuali. Anzi, secondo il reverendo Richard Kirker, segretario generale del movimento cristiano delle lesbiche e dei gay, la reale percentuale si aggira addirittura sul quaranta per cento. E nel frattempo sono sensibilmente mutati anche i costumi, la mentalità della gente verso questo «mondo sommerso». L'estensione del fenomeno è stato comunque tale da rendere necessario e urgente, alla stessa Chiesa d'Inghilterra, un riesame del problema. E la commissione guidata dalla diaconessa Osborne si è messa all'opera traendo sorprendenti con- clusioni, tali da far increspare vistpsamente la placida navigazione della Chiesa anglicana verso il suo annuale Sinodo generale. A una settimana quindi dall'apertura di questo importante appuntamento, il rapporto strumentalmente fatto pervenire alla stampa, malgrado la consegna del silenzio impartita dai vescovi, sostiene che stabili relazioni fra persone dello stesso sesso possono avere un elevato senso morale, evitando la sofferenza e il peso dell'isolamento. Il documento critica esplicitamente l'attuale approccio negativo della Chiesa anglicana, che condanna «il clero omosessuale alla delusione, all'ipocrisia e alla clandestinità». Ma il rilievo è esteso in maniera più generale anche verso l'articolo ventotto della «education reform act» che proibisce l'omosessualità: «La politica prevalente oggi è quella di nascondere la testa nella sabbia». Per sovvertire questo diffuso atteggiamento, il rapporto propone quindi quelle misure che hanno scatenato le polemiche. Adesso che cosa accadrà? Di sicuro, la Chiesa anglicana dovrà subire una nuova ondata di critiche e di divisioni interne, di acceso dibattito fra i permissivi «liberali» e i conservatori tradizionalisti, che tenteranno di imporre al prossimo Sinodo generale le proprie convinzioni perché, secondo loro, «questo rapporto rischia di segnare il suicidio della Chiesa d'Inghilterra». Sorpreso all'estero, durante una visita pastorale in Pakistan e Bangladesh, da questa tempesta, l'arcivescovo Runcie ha cercato di calmare le tensioni affermando che «il rapporto non è ancora ufficiale». Ma la sua è stata considerata una posizione «ambigua, lontana dalla realtà, priva di polso» e un deputato conservatore, Harry Greenway, ha già reclamato le dimissioni del primate anglicano. Paolo Patruno
Persone citate: Harry Greenway, June Osborne, Richard Kirker, Runcie
Luoghi citati: Bangladesh, Gran Bretagna, Londra, Pakistan
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