Isabella Bignardi

Isabella Bignardi Isabella Bignardi Un po' per caso, un po' per passione. Così iniziò la carriera rallistica di Isabella Bignardi, trentenne torinese. Il debutto avvenne nel '78 con l'ingaggio nel ruolo di navigatrice per il team delle Pantere Rosa, composto da due equipaggi italiani su Fiat 127 di colore rosa e sponsorizzato da una marca di dentifrici francese che aveva dato in mano il tutto ad Anna Cambiaghi, direttrice sportiva di questo gruppo al femminile. E proprio a lei Isabella deve molto: «A vent'anni, si sa, non si hanno molti soldi in tasca e sebbene mi fosse piaciuto guidare in gara, non ne avevo la possibilità e allora mi accontentavo di fare la navigatrice. Poi, un giorno, la Cambiaghi mi offrì la possibilità di guidare nell'ultimo rally della stagione, il Rally della Lana, che vinsi». Da quel momento in poi l'accanita pilota, di spazio ne lascia davvero poco: al volante di una Opel Kadett Gte gruppo 1 nell'80, poi su Lancia Stratos nell'81 e con una Alfasud Sprint gr. A, nell'anno seguente, consegue per tre stagioni consecutive il titolo femminile del campionato italiano. Ottima anche la performance con la Opel Manta con la quale conclude il campionato italiano nell'84 piazzandosi 3a assoluta in gruppo A. Nell'87 entra nel team della Meteco Corse. Con un po' di rammarico spiega come oggi ci sia purtroppo scarso interesse per gli equipaggi femminili rispetto al passato, anche se le donne sono molto seguite dal pubblico. «Sono proprio gli uomini a non crederci; per essere considerata come loro devi essere brava il doppio». Poi, il problema di tutti: i costi che oggi uno sport come il rallismo comporta. «Per vincere bisogna essere competitivi; c'è chi dopo ogni prova speciale cambia magari i pneumatici per ottenere sempre una perfetta aderenza, ma i privati come possono star dietro a queste raffinatezze quando due gomme anteriori costano la bellezza di mezzo milione di lire?».