TUTTO BEETHOVEN di Leonardo Osella
Alla Rai il concerto diretto da Leitner TUTTO BEETHOVEN Alla Rai il concerto diretto da Leitner LA tradizione che vuole il primo concerto Rai dell'anno dedicato interamente a Beethoven questa volta non si è rinnovata. Ma il grande maestro di Bonn è stato soltanto «spostato» di data, non certo espunto dai programmi. La serata «tutta Beethoven» si tiene giovedì 8 (ore 20,30) e venerdì 9 (ore 21), con una replica anche sabato 10 a Vercelli. L'orchestra della Rai riavrà sul podio Ferdinand Leitner, che negli ultimi tempi ne è star to primo direttore ospite, carica alla quale ha rinunciato proprio in questi, giorni, aprendo la strada alla nomina di Aldo Ceccato come direttore musicale. Al prestigioso nome di Leitner è legato quello del pianista Rudolf Buchbinder, un beniamino del pubblico torinese, che si esibirà come solista. Il programma si apre con «Leonore n. 2, op. 72», una delle quattro ouvertures che Beethoven scrisse per l'opera «Fidelio». Meno nota della consorella n. 3, è altrettanto vigorosa e trascinante ma, come aveva già sottolineato Wagner, meno ossequiente ai vincoli della forma sonata e quindi meno «sinfonica», più «operistica», e ricca di significati drammatici. Si passa quindi al «Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per pianoforte e orchestra». La composizione risale agli stessi anni del «Fidelio», l'opera che canta e glorifica l'amor coniugale. E proprio questa circostanza, insieme al fatto che in quel periodo Beethoven nutrì un lungo e sfortunato idillio con Josephine Brunsvik, ha indotto Luigi Della Croce a vedere «il romantico ritratto della moglie ideale nella sognante poesia del primo movimento, lette ralmente gremito di melodie accessorie, ma imperniato su un tema base in modo quasi altrettanto esclusivo del tempo iniziale della «Quinta Sinfonia», ossia del brano più monolitico di Beethoven». D'altronde un altro studioso, Giovanni Carli Ballola, che non si sofferma su questa presunta fonte d'ispirazione, parla di «toni sfumati e luminosi di un'intima letizia» e di «una calda, virile tenerezza»: tutti gli elementi inconfondibili che fanno, di un uomo, un uomo innamorato. Da sottolineare l'esordio, affidato al pianoforte solo (una novità per l'epoca), la sonorità pianistica volutamente non brillante (salvo nel finale) ma dolcemente intimistica, il sapiente uso degli «strumentini» e il sobrio impegno di trombe e timpani. Ed ecco, a concludere degnamente la serata, la «Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68» nota come «Pastorale». Tra le nove sinfonie beethoveniane, questa sta a sé e presenta problemi interpretativi peculiari. Esistono precise indicazioni scritte di pugno da Beethoven: «Sinfonia pastorale: nessuna pittura, ma vi sono espresse le sensazioni che suscita nell'uomo il piacere della campagna, e vengono rappresentati alcuni sentimenti della vita nei campi». Non descrizione dunque ma, puntualizza Carli Ballola, «la rappresentazione simbolica di un'altra realtà, tutta ideale ed emozionale — in una parola: poetica — germogliata nel suo spirito al contatto esistenziale con la natura e totalmente trasfigurata dalla sua arte in puri valori musicali». E' l'estrinsecazione dell'arte intesa in senso kantiano, come esito spontaneo e soggettivo delle emozioni suscitate dall'osservazione delle meraviglie naturali. D'altro canto non è equivocabile il carattere chiaramente descrittivo di numerosi passi come la tempesta (brontolìi cupi dei contrabbassi, colpi secchi di timpani, rabbiosi arpeggi dei violini, note acutissime dell'ottavino) e il canto degli uccelli (l'usignolo affidato al flauto, la quaglia con la voce dell'oboe, il cuculo con l'immancabile clarinetto). I vari elementi, comprese le espressioni festose dei campagnoli, contribuiscono a levare una lode al Creatore e alla natura. La fantasia sboccia miracolosamente da ogni nota, ma la forma la definisce e la ordina con raziocinio ed estrema eleganza: un esempio mirabile di equilibrio tra libertà e logica. Leonardo Osella Ferdinand Leitner
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