BADESSE E REGINE MANAGER DI IERI

BADESSE E REGINE MANAGER DI IERI BADESSE E REGINE MANAGER DI IERI a lei il contenuto della Novella CXVIII, e cioè l'equiparazione delle femmine e dei maschi nel diritto ereditario e le massime garanzie per la moglie divorziata che potrà conservare la dote, i regali di nozze, e crescere i figli a spese del marito; a lei la stesura della Novella LI con la quale si annullava il giuramento richiesto alle attrici e alle prostitute di non abbandonare il mestiere prescelto, rimborsando i cinque soldi d'oro cadauna che erano stati pagati da tutte le professioniste di Costantinopoli. Si salti qualche secolo, si cerchino virtù esenti da insinuazioni di biografi in disgrazia, ed ecco il campionario delle El sonore aureolate nella letteratura del Medioevo. Di esse, non mi lascerei sfuggire Eleonora di Leicester, un modello di iperattivismo domestico-aziendale che smentisce le blandizie psicomotorie di un tempo ritenuto «immobile». La contessa di Leicester non ammette sprechi in cucina e perciò annota di volta in volta il costo del sale, del pepe, della mostarda, dei chiodi di garofano; non tollera inefficienze nella scuderia, e vigila di persona che le ruote dei carri siano perfettamente ingrassate e l'areazione sia la più idonea al benessere dei puledri; non si fida troppo delle regole pedagogiche in uso secondo cui le bambine al settimo anno lasciavano la famiglia per essere educate negli istituti religiosi, e perciò alleva in casa le figlie adolescenti con presumibile raddoppio di incombenze. Nel cuore dell'inverno E per quanto abbia ripetute prove dell'onestà dei messi e degli esattori, «non esita a percorrere quindici miglia, nel cuore dell'inverno, su un carretto che arranca per strade fangose, al solo scopo di verificare le rendite di alcuni terreni lontani». Né faremo il torto alla contessa di tacere la parte ludica che pur le spetta nella pianificazione delle risorse: «passeggiate serali nel verziere chiuso entro le mura, partite a scacchi, musica, e infine l'intimità del letto coniugale» che — potremo sbagliarci — suona pressoché una sfida al partner precocemente incline al sonno. Non meno argute le pagine che rievocano i «valori del iiSti'iiiii «'iiiiiJ I""1 ",u.ii""' "■" llllll' 1""" '"'limn' i'" ,,iiiii"",,"'i,t UUU UUUUU□□□□□□□□ DODoanno 0OQD0OOD DODO 00 ODDODO rjDDDOD □DDDDD DDODDD '□00Q.D0 'nODOOQ, ODDaanon'atìa.uoDDo nooDODODooooaooD , oooooaog-ggSaaPO0 taoooaooogo^tjorjp innD°0D ti l"lll ODO OQP DPO con, poi' ODO □un OD» ir? PO on, oi' DO un D» r? mondo mercantile» a Genova, a Firenze, a Venezia, e l'ideologia del ricco commerciante italiano nei Paesi Bassi rappresentata da Jan Van Eyck nei «Coniugi Arnolfini»; o il capitoletto dedicato a Margherita Datini, tipica moglie borghese del Quattrocento, che contribuisce alla prosperità dei beni comuni in veste di «direttrice del personale»: serve, affittuari, mezzadri, schiave razziate dai corsari, mentre nelle ore libere, riservandosi uno spicchio di lavoro autonomo, seleziona balie per facoltose signore fiorentine. E non dimenticherei il bel ritratto di Lucrezia Tornabuoni con quell'andirivieni di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Sandro Botticelli, Benozzo Gozzoli e il Pulci e il Poliziano nelle ville di Careggi e Poggio a Caiano; ma anche andirivieni di fanciulle da maritare, di vedove da consolare, di coniugi in lite, di banchieri in crisi, di piccoli furfanti da recuperare. Lucrezia affabilmente accoglie, dirime, affranca, placa.