Cavilli di razza

Cavilli di razza Cavilli di razza La signora Livia conosceva bene i sintomi. Quando gli occhi di Giulio diventavano appuntiti come capocchie di spillo e la lingua correva irrefrenabile a leccarsi i baffi, non c'era più niente da fare: l'ago della bilancia stava ritornando a colpire. E allora andava subito ad accendere il caminetto e a piazzare strategicamente le poltrone di Ciriaco e di Arnaldo con lo schienale ben rivolto alle fiamme di modo che potessero rosolarsi lentamente senza però perdere quel sottile sapore di brado (evidentemente, in questo caso, di doppio brado) che caratterizza i veri cavalli di razza. Ciriaco, un bel baio irpino della razza del Soldo, allevato alla Cattolica, era un po' ombroso e aveva la tendenza a tirare vagamente a mancina, ma bisognava ammettere che in carriera aveva vinto di tutto, o, come minimo, si era piazzato molto bene. Se pure preferiva di gran lunga i terreni pesanti, vagamente terremotati, sapeva dire la sua anche sul soffice dove era in grado di far valere i suoi mille sbundi rabbiosi. Figlio di Zac Hannover e di Sinistra di Base, amava allenarsi con Sanza Meta e Mastella Bella, due volonterosi ronzini dai garretti più che solidi, abituati a tirargli le volate e a sfiancare gli avversari. Mitica negli annali la sua corsa inarrestabile sull'anello incantato dell'ippodromo romano di viale Mazzini dove aveva tenuto il comando talmente a lungo che solo una squalifica aveva appiedato il fido Agnes sulla soglia dell'eternità. Trottatore elegante (solo finimenti disegnati da Rocco Barocco) ma bizzoso (rompeva spesso, scatenandosi in galoppi così sfrenati da preoccupare persino Sgalfari che ogni tanto scendeva di corsa dal sulky), sembrava ormai destinato a far razza negli ozi di Nusco. Quando, dal Bottegone qualcuno gli aveva strizzato rocchetto e, improvvisa, gli era tornata la voglia di corre- Voce eral di Piero Seria re... Arnaldo, invece, era un pezzato piuttosto mansueto, sonnacchioso (tipica razza Donneilo) che però, quando si svegliava, era capace di tutto. Figlio del grande Amintore Fanfani (cavallo basso già mitico ai tempi di Tornese^ e di Santa Dorotea (una fattrice vecchia scuola, molto propensa a non scontentare mai nessuno) pur avendo un incedere alquanto elegante, passava tuttavia per essere un po' Caf. Amava sgambare con Gava come Lava! (figlio di Gava Four e di Gava Five, nipote di Gava One e di Gava Two, fratello di Gava Three), un interessante prodotto dell'allevamento del Golfo dall'allungo imperioso e capace anche di girare, se il caso, in terza ruota. Insomma: una scuderia di tutto rispetto, ma quasi mai d'accordo sulle corse da correre. Se uno diceva Capannelle, l'altro immediatamente replicava sostenendo la causa di Tor di Valle. E Andreotti non potava permettere che due trottatori qualsiasi intralciassero proprio lui che era l'unico purosangue sopravvissuto nella de. Owerossia: Toujours President, figlio di Due Forni e di Inamovibilità. Perciò il caminetto. Perciò la signora Livia in effervescenza. Perciò l'ago della bilancia. A proposito... Il giorno seguente alla riunione i giornali titolavano cosi: «Lutto nel mondo dell'ippica. Due cavalli di razza affogati nel Lago della Bilan eia!».