Kohl è a Mosca: si gioca l'unità di Alfredo Venturi

Kohl è a Mosca: si gioca l'unità Neutralità più linea Oder-Neisse ultimi ostacoli sulla strada della Helsinki II Kohl è a Mosca: si gioca l'unità Per ingraziarsi il Cremlino 160 miliardi di aiuti BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una missione chiave, dice Helr mut Kohl. Il Cancelliere arriva oggi a Mosca e al suo viaggio, annunciato a sorpresa due giorni fa, attribuisce una importanza straordinaria. Non è il solo. Interprete degli umori di massa nazionali, la «Bild» presentava ieri i ritratti di Kohl e Gorbaciov con questo titolo: «Pregate! Domani costoro fanno la Germania». Più compassata, la «Frankfurter Allgemeine Zeitung» annunciava senza enfasi la stessa cosa: «Kohl e Genscher a Mosca/Colloqui sul futuro della Germania». Subito dopo avere impresso alla vicenda unitaria un colpo di acceleratore, proponendo alla Repubblica Democratica l'unione delle economie e delle monete e incaricando una commissione di gestire i passi successivi, Bonn cerca ora di curare il necessario contesto internazionale. Il Cancelliere andrà a Parigi dal presidente Mitterrand il 14 febbraio, ha già ricevuto il ministro britannico Douglas Hurd, e il 24-25 febbraio sarà a Camp David dal presidente Bush. Ma la chiave del problema unitario, lo dice lui stesso, è a Mosca. E' di qui che è partita dieci giorni fa, con la caduta del tradizionale veto sovietico alla riunificazione annunciata da Gorbaciov, l'attuale fase esplosiva del fenomeno: è qui che Kohl conta di scavalcare gli ul- timi ostacoli. In pratica i tedeschi cercheranno di convincere i sovietici di due cose. La prima è che la riunificazione non avverrà a spese degli interessi di nessuno: in particolare, il governo federale riconosce la legittimità dell'interesse sovietico alla sicurezza. Qui ci sono alcuni punti di attrito: Mosca vorrebbe neutrale la futura Germania unita, Bonn offre la formula di una Germania atlantica con la parte orientale del suo territorio, quella che corrisponde all'attuale Repubblica Democratica, virtualmente neutralizzata. L'Helsinki, II di cui si è parlato ieri a Mosca, potrebbe fornire il quadro diplomatico per la soluzione del problema. Inoltre i sovietici, e con loro ovviamente i polacchi, vorrebbero dai tedeschi l'esplicito riconoscimento formale della frontiera Oder-Neisse. Fin qui Kohl, premuto da ragioni elettorali, questa parola chiara non l'ha detta, ma non si può escludere che il Cancelliere finalmente lo faccia, forte di una recente mozione del Bundestag. L'altra cosa di cui Kohl e Genscher cercheranno di convincere i sovietici è la drammatica urgenza dell'unificazione tedesca. Bonn indica oggi nell'unità nazionale il solo modo per evitare, con i possibili caotici sviluppi della situazione nella Repubblica Democratica, la destabilizzazione dell'Europa. In un eccesso di enfasi drammatizzante, per dimostrare la possibile imminenza di quegli sviluppi, il portavoce Hans Klein aveva detto che nel giro di pochi giorni l'altra Germania non sarà più in grado di provvedere ai pagamenti, e che era possibile un nuovo anticipo della data delle elezioni, già spostata dal 6 maggio al 18 marzo. In seguito alle irritate proteste di Berlino Est, Klein ha finito con il ritirare le due precipitose affermazioni. Nonostante questo infortunio, dovuto evidentemente a un eccesso di zelo, Kohl sembra convinto di avere buoni argomenti a spiegazione della sua fretta. Per non parlare del coincidente interesse della Repubblica Federale e dell'Unione Sovietica a una intensa collaborazione bilaterale. Il Cancelliere intende confermare a Gorbaciov che i rapporti con Mosca hanno per Bonn un significato di grande profondità, e al tempo stesso Kohl è consapevole che il presidente sovietico punta molto sull'apparato economico e finanziario federale per vincere l'ardua scommessa della modernizzazione. Proprio ieri il governo di Bonn ha messo 220 milioni di marchi, circa 160 miliardi di lire, a disposizione dell'Unione Sovietica come contributo per alleviare la crisi degli approvvigionamenti alimentari. Alfredo Venturi