Democratici contro Bush

Democratici contro Bush Democratici contro Bush «Parla di pace, ma pensa alle armi» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bush è stato duramente accusato da leaders democratici, giornali e tv americani per la sua «danza di guerra» dei giorni scorsi. Mentre a Mosca Gorbaciov cambiava il corso della storia, e Shevardnadze parlava di pace con Baker, Bush si è comportato, secondo il «New York Times», «da nostalgico della guerra fredda». Martedì, a Fort Irwin, in California, ha assistito a un finto attacco convenzionale sovietico contro postazioni americane (hanno vinto i sovietici). Mercoledì, a San Francisco, ha visitato il laboratorio delle «guerre stellari», proclamando che gli Usa dispiegherranno lo scudo spaziale. E giovedì, a Omaha, in Nebraska, si è fatto fotografare prima accanto al «telefono rosso», quello da cui ordinarebbe un eventuale bombardamento atomico dell'Urss, poi accanto al bombardiere nucleare invisibile «Bl». Non solo. Ripetutamente invitato a manifestare il proprio appoggio ai grandi cambiamenti in corso nell'Urss, Bush si è mostrato ancora più recalci¬ trante che non 6 mesi fa nei confronti di quelli dell'Est europeo. Ha elogiato Gorbaciov, ma ha ammonito che «l'euforia conduce all'imprudenza». «Non mi fido a passare un ponte, in questo caso il ponte tra la guerra e la pace — ha risposto — se non sono certo che sia sicuro». «Il Presidente non sembra stare al passo con gli eventi — ha lamentato sempre il New York Times —. Non è uomo da fare o dire cose del genere per caso. Cosa vuole?». Il capogruppo democratico alla Camera, Dick Gephardt, candidato alla presidenza nell'88, è stato ancora più duro, ha accusato Bush di «forgiare i vomeri in spade... contro la volontà della maggioranza degli americani, che chiedono un sollecito e ampio disarmo». L'erede di Reagan si è difeso dalle accuse con la consueta formula: il Presidente degli Stati Uniti non deve interferire negli affari interni di un altro Paese, e nessuno oggi può prevedere che cosa succederà in Europa. Ma il leader del Senato, il democratico George Mitchell, ha ribattuto che Bush è succube dei conservatori e dell'establishment militar-industriale, che non vuole ridurre il bilancio della Difesa. Mitchell ha asserito che il Congresso taglierà molte spese del Pentagono: per esempio dimezzerà il progetto delle «guerre stellari» e quello del bombardiere «Bl», e proibirà la costruzione del nuovo missibile mobile intercontinentale «Midgetman». E l'iniziativa di Bush di ritirare centomila soldati Usa dall'Europa? Stando a Gephardt e Mitchell, è un'iniziativa inadeguata. «Il Patto di Varsavia è a pezzi, noi dovremmo ritirare 150-200 mila uomini», hanno affermato. Invano il ministro della Difesa Cheney ha spalleggiato il Presidente annunciando alla Camera che gli Stati Uniti chiuderanno cinquanta basi in Europa e che probabilmente le armi nucleari tattiche, quelle a breve raggio, non verranno ammodernate. Ciò, ha precisato Cheney, significa che scompariranno anche molti depositi di armi e che forse non verrà dispiegato il nuovo missile Lance. «Non è abbastanza» hanno reagito i democratici. Ennio Carette