La legge

La legge La legge Nasce il medico verde Per i fitofarmaci c'è una nuova legge. E' una normativa che corregge il regolamento in vigore dal 1968, soprattutto nella parte che riguarda l'impiego di questi prodotti, quel momento cioè in cui la scarsa conoscenza del farmaco, la. leggerezza o l'erronea interpretazione delle modalità d'uso possono portare a conseguenze negative per la salute dì chi esegue il trattamento e di chi consuma il prodotto con «overdose» di fitofarmaci. Fino ad oggi l'impiego di questi prodotti era lasciato, praticamente, al buon senso del singolo. Le linee di sicurezza venivano date solo dal «patentino» (un'abilitazione all'uso dei fitofarmaci rilasciata, dopo un corso di formazione, dagli ispettorati agrari con il supporto delle Usi) e dal rispetto delle classiche «istruzioni sul retro della scatola». Ora il nuovo disegno di legge fissa binari molto più definiti su cui muoversi. I cardini della nuova normativa sono: la temporaneità delle autorizzazioni a produrre e commercializzare i nuovi fitofarmaci (potranno essere concesse al massimo per 5 o 10 anni, a seconda dei casi); verrà istituito un meccanismo automatico di revisione delle registrazioni che funzionerà in base a criteri di valutazione costantemente aggiornati. Così come saranno aggiornate, almeno ogni sette anni, le procedure per fissare i limiti di tolleranza dei residui degli antiparassitari negli alimenti. Stessomeccanismo funzionerà per i fitofarmaci attualmente in vendita. Nasceranno poi strutture tecniche regionali che dovranno esercitare un controllo più stretto sull'impiego dei presidi sanitari, rilevare periodicamente i loro effetti sui prodotti agricoli e l'ambiente. Si formerà anche un consorzio obbligatorio fra produttori e importatori di fitofarmaci per il riciclaggio dei contenitori e degli imballaggi, altamente tossici. Gli organismi consultivi, di documentazione e ricerca in materia di fitofarmaci verranno rafforzati da un comitato tecnico-scientifico e con un centro nazionale di documentazione e ricerca sugli effetti nocivi e ambientali. Ma la novità più significativa è l'istituzione dell'obbligo di una «ricetta». Questo punto è trattato, forse in modo un po' criptico, dal punto «b» del conili / ma 2 del primo articolo della legge, che parla di «vendita dei presidi sanitari da effettuarsi esclusivamente previo rilascio di ricetta». La prima domanda che viene in mente è: questa ricetta chi la dà? Per rispondere abbiamo girato il quesito al professor Gino Covarelli, presidente del Comitato Nazionale per i fitofarmaci del ministero dell'Agricoltura e coestensore del testo del disegno di legge. «La ricetta — spiega Covarelli — può essere rilasciata da un laureato in agraria o da un perito agrario specializzato. In pratica l'agricoltore che avverte la presenza di un parassita su una coltivazione va da uno di questi professionisti che, dopo una visita sul terreno, convalida, se è il caso, la diagnosi dell'agricoltore e rilascia la famosa ricetta per l'acquisto del presidio sanitario più adeguato alle circostanze. Così come è stata presentata la legge prevede l'obbligo di questa ricetta per tutte le classi di fitofarmaci, mentre in fase di estensione ci eravamo limitati a renderla obbligatoria solo per i prodotti della prima classe, cioè quelli realmente pericolosi». «Il limite di quest'obbligo generalizzato della ricetta — prosegue il professore — è che crea un costo aggiuntivo per gli agricoltori i quali, se le cose rimangono come ora, dovranno sborsare i soldi per pagare gli onorari di questi "medici dei campi". Altro punto da rivedere, secondo me, è quello della destinazione della quota pagata dai membri del consorzio per il riciclaggio dei contenitori. Ma di queste "limature" finali si parlerà in commissione e certamente si arriverà ad un aggiustamento soddisfacente». Comunque, anche così com'è la legge ha avuto complessivamente una buona accoglienza nel mondo agricolo. Ma è una legge che ha reali possibilità di applicazione? «Al di là delle polemiche sul referendum — conclude Covarelli — penso che questa normativa abbia l'obiettivo di riempire un vuoto legislativo e per certi versi, la tutela dell'ambiente ad esempio, precorre la regolamentazione della Cee. Credo anche sia possibile applicarla senza creare troppi problemi agli agricoltori, soprattutto se verranno attuate quelle F'ccole modifiche verso cui il ministro Mannino sembra piuttosto disponibile». Vanni Cornerò i

Persone citate: Covarelli, Gino Covarelli, Mannino, Vanni Cornerò