Dopo la stecca, il Milan prepara l'acuto

Dopo la stecca, il Milan prepara l'acuto Il preparatore atìetico garantisce che il. pari interno col Verona è stato una frustata per la squadra Dopo la stecca, il Milan prepara l'acuto «E' mancata solo la concentrazione ma il passo falso è già dimenticato» MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO «Anche ai grandi della lirica ogni tanto è permesso un acuto in tono minore, se non proprio una stecca. Almeno così dicono i miei amici del Loggione». Vincenzo Pincolini, da buon parmigiano, accosta il calcio alla lirica ma effettivamente il confronto può calzare: il Milan e i suoi tenori hanno cantato in tono minore contro l'ultima della classe ma non è il caso di allestire processi. E' capitato. Allora non è véro che il Milan è sottotono, che sta pagando questa serie impressionante di partite per le quali più che di una squadra bis sarebbe necessaria una panchina tipo basket? Il professor Pincolini, fedele scudiero di Sacchi, non è d'accordo: «Prendiamo Van Basten: nel primo tempo non si è mosso molto eppure nei 20' finali è stato fra i protagonisti. Ad Udine aveva giocato benissimo, come il resto della squadra, nel primo tempo; a Perugia il contrario: tutti lanciatissimi nella ripresa. Guardate il ruolino di Van Basten come marcatore: ha segnato quasi tutti i gol rella ripresa. Se uno avesse problemi di fondo non farebbe quello che fa lui. Non ci nascondiamo che col Verona alcuni siano stati sottotono ma questo è inevitabile in un complesso composto da undici elementi. E' difficile che tutti diano il massimo. Sacchi ha parlato proprio di questo con l'intero staff medico nel tentativo di decifrare quei particolari che sembrano sfuggirci. Probabilmente la verità è un'altra: col Verona la "febbre" non era alta abbastanza, ci è sembrato di vedere la squadra di certe domeniche che precedono le importanti gare di Coppa». Allora nessun allarme, siete pronti per la super sfida? «Penso proprio di sì anche perché non ci sono problemi dal punto di vista muscolare, si è spenta la luce degli infortuni tanto è vero che anche Costacurta è disponibile per domenica. Adesso dipenderà dal mister utilizzarlo o meno. E' ovvio che noi teniamo conto degli impe¬ gni affrontati dai singoli calciatori: allenarli tutti alla stessa maniera sarebbe assurdo visto il carico di lavoro che sorreggono. Ancelotti, ad esempio: coi terreni ghiacciati, col freddo di questi giorni, l'infiammazione al ginocchio può farsi sentire. Ecco perché preferiamo impegnarlo a fondo in partita e lasciarlo quasi a riposo in allenamento. Trovo che il morale di tutti è altissimo: il pari col Verona è già dimenticato, purché se ne faccia buon uso». Ecco, Van Basten. Forse anche lui pensava più a Maradona che ai veneti, anche se non è disposto ad ammetterlo. La sua risposta all'interrogativo è semplice: «Quando chiedevo la palla nel primo tempo non me la davano, nella ripresa m'hanno visto maggiormente e anch'io ho avuto più occasioni». Domenica, assicura, l'orchestra rossonera sarà degna della Filarmonica di Vienna. Un Van Basten sempre più diverso da quello arrivato in Italia, come ha confessato all'inviato della rivista Onze: «Ero venuto a Milano senza avere le idee chiare sul mestiere di calciatore. In Olanda pensavo fosse un semplice hobby. Anche perché là è tutto facile, naturale. Invece per riuscire in Italia occorre autentico talento, ai mediocri non viene perdonato niente. Occorre anche una certa forma di intelligenza, non soltanto in campo ma anche fuori, nel sapere gestire i rapporti. Platini, ad esempio, l'aveva capito benissimo. Il calcio italiano ha fatto di me una persona responsabile e soprattutto m'ha dato sicurezza. E pensare che nel marzo '88 avevo quasi deciso di abbandonare l'attività. Certo, prendere una decisione simile a 23 anni poteva sembrare assurdo eppure sono arrivato vicinissimo a quei passo. Ma oltre 3d essere un calciatore ero anche un essere umano e quando mi sono trovato solo davanti al mio destino ho meditato a lungo. Poi ho deciso di battermi, di non arrendermi. Ed eccomi qua nel campionato più difficile del mondo, conquistato dalla filosofia di Sacchi che assomiglia molto a quella di Cruyff. Sacchi è stato il primo in Italia a rompere col catenaccio; attraverso il gioco spettacolare e offensivo del Milan è cambiata nel mondo l'immagine del football italiano. E poi il Milan come società è un modello di organizzazione: non è soltanto un club calcistico ma anche una scuola di pensiero, un modo di vivere che io amo e Berlusconi è un presidente straordinario, un uomo portato al dialogo, intelligente, che ama il calcio». Parole ideali per ricucire il piccolo strappo provocato dal pari col Verona e proiettarsi tutti uniti contro il Napoli con gli stessi uomini. Al massimo Sacchi inserirà Fuser per Evani e Costacurta per Filippo Galli. Giorgio Gandolf i Con questa stretta di mano Van Basten e Galliani hanno suggellato l'accordo per il rinnovo del contratto