Traffico di veleni col morto
Traffico di veleni col morto Traffico di veleni col morto «007» a Venezia per l'uccisione di un mediatore VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un giallo internazionale, con tanto di morto ammazzato. E sullo sfondo, il riciclaggio dei rifiuti tossici. La polizia francese è venuta a cercare a Venezia tracce, spiegazioni, moventi. Ma tutto comincia a Parigi, nel luglio scorso. Un libanese con cittadinanza francese, Antoine Mak Dessi, 54 anni, viene ucciso in pieno centro, a colpi di pistola, all'entrata dell'hotel Qv.sen Elizabeth, dove Dessi risiedeva. La polizia indaga, cerca fra le carte nei cassetti della sua camera, trova un'agenda. E' piena di numeri. E ce ne sono alcuni che appartengono a un albergatore di Venezia, Anacleto Facchini, titolare dell'hotel La Fenice et des Artistes, vicino al teatro lirico veneziano. L'albergo è quello frequentato di solito da tutte le star del mondo dello spettacolo, da Federico Fellini, a Luciano Pavarotti, a tutti gli attori di teatro che scendono a Venezia. E non è neppure l'unico hotel che Facchini possiede. Ma l'albergatore si occupa anche di altre attività. E' socio in una ditta di Trieste, ora in liquidazione, la Ema Srl, che si occupa di gestione di navi e di commercio all'ingrosso e al dettaglio di prodotti chimici e farmaceutici, import-export. Ed è socio anche in un'altra ditta, la Ecormed, che si occupa di riciclaggio di rifiuti tossici. Ecco perché il libanese aveva il numero di telefono di Facchini. Stavano combinando un affare per il trasferimento di un carico di quei rifiuti, con una nave in partenza da Marghera verso il Libano. Un affare che non si è concluso perché sarebbero poi intervenuti problemi di natura contrattuale fra i due uomini d'affari. Su questa pista la polizia francese sta comunque lavorando, perché è convinta che il movente dell'omicidio di Mak Dessi si nasconda proprio dietro il complicato mondo del riciclaggio dei rifiuti tossici. Un commercio che negli ultimi anni è stato insieme fonte di fortune miliardarie improvvisate così come di polemiche fra Paesi industrializzati e Paesi del Terzo Mondo. L'albergatore veneziano è stato ascoltato come testimone — «per rogatoria», come si dice in gergo giudiziario — dal giudice istruttore di Venezia Felice Casson, alla presenza di alcuni investigatori francesi. E avrebbe confermato che aveva trattato il viaggio della nave dei veleni con l'affarista libanese, anche se poi tutto era sfumato, perché il partner non gli era sembrato credibile. Facchini, ora, al telefono, nega quasi tutto. Afferma soltanto di avere conosciuto per caso Antoine Mak Dessi, nella sua veste di direttore di un piccolo casinò sulla Senna. Ma di non aver mai avuto alcun rapporto d'affari con lui. Al giudice e alla polizia francese, invece, ogni circostanza sarebbe stata confermata. I francesi se ne sono tornati a Parigi con la trascrizione letterale dell'interrogatorio del testimone, e ora lavorano su due fronti: quello dei rifiuti tossici e quello delle case da gioco. Ma la pista dei rifiuti tossici sembra essere la pista buona. A quanto pare, Antoine Mak Dessi aveva già trafficato partite di quella merce che scotta con il suo stesso Paese di origine. Un traffico remunerativo e relativamente facile, almeno fino a qualche tempo fa. Prima cioè che insorgessero gli ecologisti e che gli stessi governi dei Paesi del Terzo Mondo si ribellassero, mettendo alla gogna i ministri che avevano consentito l'importazione di quei carichi tossici dietro compenso di robuste tangenti. Prima di essere smascherati, i «cargo» occidentali avevano solcato i mari verso spiagge deserte dell'Africa o dell'Asia Minore. Anche «cargo» italiani. Ultimamente, sulle pagine dei giornali, sono diventati simbo liei i nomi di alcune di queste navi, come la Zanoobia, che aveva scaricato a Koko in Nige ria, o la Jolly Rosso, ancora ferma al porto di La Spezia, con i fusti respinti da Beirut e adesso combattutissimi fra le varie città del Veneto, da dove ii cari co proveniva. Quasi tutte le na vi dei veleni, infatti, partono da Porto Marghera, per quel che riguarda l'Italia: viaggi orga nizzati da spedizionieri per conto delle fabbriche chimiche che producono le scorie, verso lidi scovati da mediatori internazionali. E Mak Dessi era uno di quei mediatori: non fra quelli meno importanti. Mario Lollo
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