Un'altra vendetta a Montechiaro Già trenta morti
Un'altra vendetta a Montechiaro Già trenta morti Assassinato ragazzo di 21 anni Un'altra vendetta a Montechiaro Già trenta morti AGRIGENTO. E' senza tregua la faida mafiosa di Palma di Montechiaro, il paese del Gattopardo. Ieri mattina, poco prima delle 7, è stato assassinato con tre colpi di pistola alla testa Vincenzo Sambito, 21 anni, detenuto in semilibertà e figlio del capomafia Calogero Sambito, assassinato a 44 anni il 5 giugno del 1984. Scenario del nuovo delitto, nel centro di Agrigento, è stata via San Vito, a un centinaio di metri dall'omonimo carcere nel quale la vittima scontava la condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione per una rapina compiuta nel 1988 nel suo paese. Sambito ne aveva ancora per un paio d'anni: sarebbe tornato libero alla fine del 1991. Il giovane non sospettava nulla. Quando due killer l'hanno avvicinato, era appena salito sulla sua «R5» e stava per avviare il motore diretto a Licata dove lavorava come manovale in una piccola impresa edile. Erano le 6,45.1 tre proiettili sono andati tutti a segno. Sambito non ha avuto scampo. Gli assassini sono fuggiti. Discordanti, piene di contraddizioni le testimonianze dei pochi passanti. I compagni di cella della vittima sono già stati interrogati, ma a quanto pare non hanno fornito alcuno spunto interessante: avrebbero detto che Vincenzo Sambito era uno che si faceva i fatti suoi e che non dava l'impressione di avere paura. Fino a ieri, il giovane era stato ritenuto estraneo ai clan di Cosa nostra e del resto quando suo padre fu eliminato aveva soltanto 15 anni. Carabinieri e polizia non escludono che, unico figlio maschio, appena raggiunta l'età «da uomo» Vincenzo Sambito abbia voluto dare la scalata nelle famiglie di Palma di Montechiaro forse per prendere il posto del padre. Sono trenta, con quello di ieri, i palmesi uccisi negli ultimi sei anni. Carabinieri e polizia ritengono tuttavia che otto di questi delitti non abbiano matrice mafiosa, ma siano stati commessi da pastori in lotta per i pascoli migliori o per gelosia. Fra i regolamenti di conti più inquietanti sono annoverati gli omicidi che hanno decimato la famiglia Ribisi (4 fratelli uccisi in breve tempo). L'agguato più clamoroso: l'anno scorso (13 delitti nel paese di 15 mila abitanti) nell'ospedale di Caltanissetta, a tarda sera, con 18 colpi di pistola e rivoltella sono stati assassinati i fratelli Calogero e Salvatore Ribisi. Il primo era ricoverato perché dieci giorni prima era stato gambizzato davanti a casa a Palma di Montechiaro mentre parcheggiava l'automobile in garage. Era ingessato, non potè difendersi. Il fratello gli teneva compagnia nella corsia dell'ospedale. I quattro killer del commando uscirono di scena indisturbati, esattamente come venti anni fa nell'ospedale Civico di Palermo quelli dell'albergatore Candido Ciuni. Palma di Montechiaro si ripropone, allora, come teatro di morte, come concentrato di ambiguità e violenza. Soltanto pochi giorni fa, spinti da una comprensibile voglia di autodifesa, «perché non sia fatta di tutta l'erba un fascio», gli amministratori comunali hanno insistito con l'architetto Gae Aulenti perché non rinunciasse all'incarico di preparare il nuovo piano regolatore del paese. Gae Aulenti, inizialmente perplessa, ha accettato. Antonio Ravidà
Luoghi citati: Agrigento, Licata, Montechiaro, Palermo, Palma Di Montechiaro
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