Ebrea in fin di vita rifiuta l'amputazione «Dio mi vedrà intera» di F. A.

Ebrea in fin di vita rifiuta l'amputazione «Dio mi vedrà intera» Israele: il giudice le dà ragione Ebrea in fin di vita rifiuta l'amputazione «Dio mi vedrà intera» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Non m'importa di morire, ma voglio andare in paradiso tutta intera»: così alcuni giorni fa si è espressa Ruth Trabeisi, un'ebrea ortodossa di ottantaquattro anni, con i dottori di un ospedale di Tiberiade che le spiegavano che la cancrena che ha al piede rischia di estendersi al resto del corpo e che, per salvarle la vita, era necessaria un'amputazione immediata. Dopo aver sancito che «il corpo è mio e nessuno me lo tocca» la anziana signora ha resistito alle crescenti pressioni di medici, parenti e celebri rabbini volte a farla desistere. Ieri il tribunale distrettuale di Nazareth è sopraggiunto in suo soccorso: il giudice ha stabilito che la donna è in pieno possesso delle sue facoltà mentali e che, pertanto, la decisione estrema spetta solo ed esclusivamente a lei. Ma nemmeno questa sentenza ha posto fine alle sue tribolazioni: accanto ai suo capezzale i parenti favorevoli all'operazione si sono azzuffati con quelli contrari; poi hanno chiesto al rabbino capo sefardita Mordechai Eliahu di inviare urgentemente un emissario per convincere la loro nonna che fraintende l'ortodossia ebraica e che il giorno della resurrezione ogni corpo tornerà ad essere intero. Quando i dottori dell'ospedale Poriha di Tiberiade si sono resi conto che le argomentazioni mediche non riuscivano a scalfire il muro di rifiuto opposto dalla signora Trabeisi hanno chiesto l'intervento della copiosa famiglia (sei figli, sessanta nipoti, centoquaranta bisnipoti). Anche ad essi la signora ha spiegato di avere ormai un unico desiderio — morire intera — e ha chiesto perché glielo volessero negare.. t Allora, mentre l'ospedale si rivolgeva al tribunale di Nazareth perché autorizzasse comunque l'operazione, i parenti convocavano un famoso rabbino della comunità ebraica tuni¬ sina a cui la vecchia signora appartiene. Ieri la signora è apparsa uscire vittoriosa dalla sofisticata manovra a tenaglia. Il giudice Oded Gershon, preso atto della perizia che conferma la piena lucidità di mente della Trabeisi, ha stabilito che l'assistente sociale che aveva chiesto «l'amputazione a fin di bene» non poteva essere parte in causa. La sua decisione ha lasciato comunque uno spiraglio aperto alla famiglia qualora un suo esponente volesse chiedere l'intervento. In precedenza si era risolto in un nulla di fatto il tentativo del rabbino Zemach Mazuz che, nel corso di una lunga ed estenuante conversazione notturna, le aveva spiegato (testi alla mano) che «i saggi dell'ebraismo» di tutti i tempi sono concordi nel condannare ogni rifiuto di assistenza medica e qualsiasi tipo di suicidio. Aveva citato anche l'opinione di personalità ebraiche contemporanee (come il rabbino Caduri di Gerusalemme) secondo cui le menomazioni fisiche nella vita terrena scompariranno al momento della resurrezione. Di fronte a questi argomenti l'anziana signora è apparsa vacillare; ma al suo risveglio, la mattina successiva, ha proclamato: «Non mi faccio operare». Sulla questione dell'operazione il suo folto parentado si è diviso in due fazioni e ieri le divergenze di opinioni sono sfociate in una baruffa generale accanto al lettino dell'ammalata. Sono dovuti accorrere medici ed infermieri per sgomberare la stanza e placare gli animi. Il suo caso ha appassionato anche l'opinione pubblica. Il partito socialista mapam ha presentato una proposta di legge che sancisce che «una volta aggiornato delle sue reali condizioni il malato ha pieno diritto di rifiutare cure mediche». D'altra parte in ospedale si è presentato un signore per offrire alla Trabeisi un impasto di erbe mediche «in grado, ha spiegato, di arrestare la cancrena», [f. a.]

Persone citate: Caduri, Mazuz, Mordechai Eliahu, Nazareth, Oded Gershon, Ruth Trabeisi

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv