La scomunica non ferma i baltici di E. S.
La scomunica non ferma i baltici La scomunica non ferma i baltici // leader del Fronte: l'indipendenza o niente La moneta estone, segno dello strappo definitivo MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Il pcus ha invitato il pc lituano ad aspettare il XXVIII Congresso. A congelare in qualche modo la sua volontà di indipendenza e a inviare i suoi delegati a Mosca per evitare una scissione che sarebbe mortale per l'unità del partito e per tutto il popolo dell'Urss. Ma quale unità? E' una finzione, non esiste più da tempo, se mai è esistita. E quali interessi del popolo? Certo non quelli del popolo della Lituania». Vitautas Landsberghis, il capo del fronte popolare lituano «Sajudis», non ha dubbi. Sulla questione baltica, nonostante tutte le novità e le aperture, il Cremlino è in ritardo di anni luce. O finge di non capire: il processo verso l'indipendenza è inarrestabile. Quello avviato dal partito comunista della Repubblica «è affare dei suoi dirigenti e della sua base», dice Landsberghis. Dovranno essere loro a rispondere alla condanna-appello lanciata mercoledì sera dal Plenum del Comitato centrale del pcus. Ma per il leader nazionalista conta di più il processo generale che si è messo in moto e che, ogni giorno, si arricchisce di una nuova iniziativa, di una nuova idea. O di una nuova provocazione, nell'ottica di Mosca. Appena poche ore dopo la chiusura del Plenum, a Vilnius il Parlamento della Litua¬ nia ha annullato — dichiarandolo «illegale e quindi non avvenuto» — l'atto con il quale il 21 luglio del 1940 il Parlamento lituano di allora approvò l'annessione all'Urss. Il Soviet supremo della Lituania, che è controllato dal pc locale, ha dato già, così, una risposta abbastanza chiara al Cremlino. Ancora una volta ha superato le posizioni, anche più radicali, del «centro» dell'impero. A Mosca il Congresso dei deputati aveva già riconosciuto che il patto Molotov-Ribbentrop doveva essere considerato nullo, ma aveva anche dichiarato che questo non poteva mettere in dubbio la validità dell'ingresso delle Republiche baltiche nell'Urss proprio perché c'era stata una «libera , adesione» decisa dai Parlamenti di Lituania, Estonia e Lettonia. Ed è questa «libera adesione» che adesso è stata sconfessata a Vilnius e con un argomento molto semplice: nel 1940 il Parlamento lituano votò sotto la pressione della presenza dell'Armata Rossa che aveva invaso il Paese baltico. Quello del Soviet supremo della Lituania è un gesto politico che non ha, per ora, ripercussioni concrete. Ma che potrebbe averle. E che fa dire a Vitautas Landsberghis che Gorbaciov può riformare quanto vuole la struttura dell'Urss, magari traformarla in una fe¬ derazione, «ma tanto la Lituania non intende farne parte». E alle parole del capo del Sajudis si intrecciano altri segnali indipendentisti. Non solo in Lituania. Dall'Estonia è arrivato già da 48 ore l'annuncio che, in dicembre, la Repubblica si darà una sua moneta per sostiuire il rublo. Ieri sono stati mostrati anche i bozzetti delle nuove banconote, le «Esti Kroon». Sul biglietto da cento corone estoni c'è il volto della poetessa Lidia Kojdula che, nel secolo scorso fu la portavoce delle aspirazioni nazionali. E un'altro strappo, l'ultimo in ordine di tempo, è arrivato dai marinai della flotta mercantile del Baltico che hanno eliminato i «commissari politici» dalle loro navi. Secondo il capo del partito della Compagnia statale di navigazione del Baltico, Viacheslav Trusov, «è stato eseguito un sondaggio tra i marinai ed è risultato che i zampolit sono soltanto dei burocrati impopolari». I «zampolit», sono i vice comandanti con funzioni di responsabili politici: sono più di 200 nella flotta mercantile del Baltico. Trusov ha dette che «dopo un aggiornamento professionale» saranno utilizzati con compiti di navigazione o nei posti a terra. Un altro segnale che nelle Repubbliche baltiche la «grande riforma» segue il suo cammino, [e. s.]
Persone citate: Gorbaciov, Kroon, Landsberghis, Lidia Kojdula, Ribbentrop
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