Carli lancia l'allarme anche il deficit del '90 oltrepasserà i limiti di Stefano Lepri

Carli lancia l'allarme anche il deficit del '90 oltrepasserà i limiti «Stangata», ma dopo le elezioni Carli lancia l'allarme anche il deficit del '90 oltrepasserà i limiti ROMA. Sempre più deluso perché le privatizzazioni non si riescono a fare, il ministro del Tesoro, Guido Carli, avvalora anche il timore che il deficit dello Stato nel '90 oltrepasserà di molto i limiti fissati. Per tamponare il dissesto, alla commissione Bilancio del Senato si è cercata ieri una intesa governo-Parlamento sul blocco delle nuove leggi di spesa; ma restano screzi e difficoltà. Carli chiarisce che le spese rinviabili per tamponare le falle ammontano a 3361 miliardi. I comunisti ne chiedono l'elenco perché «il governo deve assumersi 4e sue responsabilità». Il governo rifiuta: «Nei fatti lo faremo. Ma la lista darebbe il destro all'opposizione di affermare che neghiamo i fondi a questo o a quello» dice il ministro del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino. «La cosa più semplice sarebbe di bloccarle tutte, le leggi di spesa» taglia corto Nino Andreatta (de), il presidente della commissione Bilancio: per 5-7 mila miliardi. Ma non è facile stabilire a chi tocca la responsabilità di dire no (in clima che è già elettorale), né trovare le procedure parlamentari più corrette. Sul dibattito in commissione, spesso acceso, aleggiava la mutua accusa di scaricabarile. Proprio ieri è stato comunicato che il deficit '89 è risultato di 133.207 miliardi, duemila in più dell'ultima previsione e 16.000 al di là dell'obiettivo originario del governo De Mita. Centotrentatremila è anche l'obiettivo perii '90. Di quanto si rischia di sfondarlo? Carli e Cirino Pomicino sostengono compatti che è troppo presto per saperne di più. Tra qualche mese, ripete il ministro del Tesoro, si faranno i conti e si decideranno i «provvedimenti correttivi». A pei prevede 20.000 miliardi di deficit in più, fonti governative 6-7000; Andreatta sta forse nel mezzo. Il pericolo non è immediato, anzi forse i conti del primo trimestre saranno abbastanza buoni. La grossa incertezza è come sempre la spesa per interessi, che dipende dal livello internazionale dei tassi. E' eerto che si spenderà di più per il pubblico impiego, spiega Cirino Pomicino: non perché i rinnovi contrattuali superino il «tetto» salariale, ma perché i dipendenti risultano più numerosi del previsto. Nessuno più dubita che la nuova «stangata» verrà dopo le elezioni. Forse la precederanno alcuni modesti aumenti tariffari (di nuovo le poste o i tabacchi?) per coprire gli eccessi di costo nei rinnovi contrattuali delle aziende di Stato (200 miliardi). Sfuma invece la speranza di ricavare denaro da cessioni a privati di beni pubblici. Carli, sconsolato, commenta che continuando così l'Italia resterà indietro perfino rispetto ai Paesi dell'Est che smobilitano il socialismo di Stato. Stefano Lepri

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