Primo passo per 7 nuove province di Ruggero Conteduca
Primo passo per 7 nuove province Approvata una legge per Biella, Verbania, Crotone, Lecco, Lodi, Prato e Rimini Primo passo per 7 nuove province Ma ci vorranno due anni per la loro istituzione ROMA. Sette nuove province — fra le quali Biella e Verbania — ieri sera alla Camera hanno fatto un primo passo verso il riconoscimento. Ma ci vorranno almeno 2 anni, e il voto definitivo del Senato, prima che possa essere ridisegnata la mappa delle province italiane e che i nuovi capoluoghi siano messi in grado di votare, eleggere le assemblee consiliari e le giunte. Il provvedimento riguarda, oltre i due centri piemontesi, Crotone, Lecco, Lodi, Prato e Rimini. Un articolo aggiuntivo alla riforma delle autonomie locali — faticosamente approvata ieri sera dalla Camera dei deputati dopo 500 votazioni, 3 voti di fiducia e più di 2 mila dichiarazioni di voto — ha dato infatti delega al governo di emanare, entro 2 anni dall'approvazione della legge, uno o più decreti legislativi per l'istituzione di nuove province. Oltre alle 7 città già citate, potranno aspirare a divenire capoluogo altri centri, con po¬ polazione non inferiore ai 200 mila abitanti, che abbiano assunto l'iniziativa entro il 31 dicembre 1989 e che abbiano già ottenuto il parere favorevole dalla Regione. Per la «lega dei cinque», ai quali si accodarono successivamente Crotone e Verbania, questo è un primo risultato anche se allontana sempre più la data del riconoscimento definitivo. Per questo, specie a Biella, dove da anni si lavora per la promozione a Provincia e sono stati per tempo adempiuti tutti i passi formali, si registra molta delusione. «Dopo 40 anni — dice il sindaco de Luigi Squillano — mi aspettavo qualcosa di più. L'unico dato positivo è che per la prima volta in una legge dello Stato si fa espresso riferimento alla provincia di Biella». Amarezza più contenuta a Verbania. «Non possiamo che essere soddisfatti — il commento del sindaco socialista Francesco Imperiale —. Anche se ci rendiamo conto che il cammino sarà ancora lungo». Nelle ore convulse di una giornata parlamentare in cui si sono accavallate proposte e controproposte, le 7 città sono andate vicine ad un accoglimento pieno delle loro richieste. Un emendamento firmato da parlamentari di diversi partiti, Cardetti (psi), Ferrara (pei), Botta (de) e Valensise (msi) proponeva l'immediata istituzione delle Province delegando il governo a provvedere al perfezionamento della nomina. Il governo, attraverso il ministro dell'Interno Antonio Gava, non ha obiettato, rimettendosi alla volontà dell'aula. Ma nel pomeriggio, in commissione Affari Costituzionali, i partiti di maggioranza si sono accordati per depennare le prime righe dell'emendamento e per portare al vaglio dell'aula solo la delega al governo di provvedere entro 2 anni. Cardetti e gli altri parlamentari di maggioranza hanno tolto allora la loro firma dall'emendamento che è stato così bocciato con 261 «no», 151 «sì», 5 astenuti. Ma anche l'accordo raggiunto in commissione ha poi trovato ostacoli fra gli esponenti della maggioranza. Soprattutto nei due vicepresidenti di Montecitorio, il democristiano Gerardo Bianco e il liberale Alfredo Biondi. C'è voluto, alla fine, un richiamo del presidente dei deputati de, Enzo Scotti, per superare il blocco e far approvare, insieme con l'emendamento, anche gli ultimi articoli della riforma sulle autonomie locali. Fra i punti più qualificanti della riforma, che dovrà passare ora al vaglio del Senato, c'è ad esempio la riduzione del numero degli assessori nelle giunte (da un minimo di 4 a un massimo di 10), la partecipazione di «tecnici» al governo di Comuni e Province e la «sfiducia costruttiva»: una giunta potrà andare in crisi solo se sarà pronta una nuova maggioranza. Ruggero Conteduca
Persone citate: Alfredo Biondi, Antonio Gava, Botta, Cardetti, Enzo Scotti, Francesco Imperiale, Gerardo Bianco, Valensise
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