GORBACIOV, UN SI' CON ULTIMATUM di Sergio Romano

GORBACIOV, UN SI' CON ULTIMATUM LE CONTRADDIZIONI DEL PLENUM GORBACIOV, UN SI' CON ULTIMATUM G ORBACIOV ha vinto un'altra battaglia. Ma non potremo mai comprendere la portata di queste vittorie e il corso della politica sovietica se non riusciremo a intendere la ragione del moto sussultorio che sembra caratterizzare da qualche tempo la posizione del segretario-presidente. Non basta constatare che ancora una volta egli è riuscito a imporre la sua volontà con una piattaforma politica destinata a trasformare l'Urss in uno Stato democratico e pluralista. Occorre chiedersi perché dieci giorni fa potessimo discutere seriamente della possibilità delle sue dimissioni e quarantotto ore fa potessimo ancora interrogarci sulle sorti del progetto politico che egli ha presentato al plenum del Comitato centrale. Occorre chiedersi perche alla fine del dibattito una sola persona, Eltsin, abbia deciso di opporsi, e perche gli oppositori di Gorbaciov lo abbiano criticato nella seconda giornata del plenum ma abbiano votato per lui nella terza. Conviene partire dalle ragioni del plenum. 11 programma politico-costituzionale che Gorbaciov ha proposto ai membri del Comitato centrale corrisponde alle grandi linee del progetto che egli aveva lanciato alla conferenza straordinaria del giugno 1988: ridurre i poteri del partito e accrescere quelli degli organi statali, trasformare lo Stato-partito in uno Stato di diritto e conferire al suo presidente una vasta legittimità nazional-popolare. Ma all'ultimo plenum, nelle particolari condizioni create dalla dissidenza lituana e dall'esplosione di movimenti nazionalisti nell'intero Paese, egli ha proposto le sue riforme come l'unico antidoto possibile alla disintegrazione dello Stato. L'Unione Sovietica sopravviverà — egli ha detto sostanzialmente ai membri del Comitato centrale — soltanto se diverrà uno Stato più largo in cui il partito comunista non eserciti più da Mosca il monopolio del potere e in cui ogni Repubblica possa godere di una sufficiente autonomia politica, economica e amministrativa. Non ha condonato la secessione lituana perché nessun Comitato centrale avrebbe mai tollerato la frammentazione del partito. Anzi, le due decisioni fondamentali del plenum — modifica dell'articolo 6 sul monopo¬ lio del partito comunista e condanna della secessione lituana — sono facce di una stessa medaglia, aspetti complementari di una stessa strategia politica. Non avrebbe mai ottenuto la prima se non avesse contemporaneamente sottoscritto la seconda. Non sappiamo con esattezza quanti siano "gli oppositori di Gorbaciov al Comitato centrale, ma sappiamo ormai, grazie alle indiscrezioni intenzionali delle scorse ore, che essi sono apertamente contrari alla sua politica e convinti della sua inefficacia. In un altro sistema, dopo avere pronunciato discorsi così negativi, avrebbero votato contro. Ma al plenum del Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica queste cose non si fanno. Si vota contro soltanto quando è giunto il momento di cambiare politica e leadership. Il voto non è espressione di opinione, come nelle assemblee occidentali. E' uno strumento di direzione politica, un mezzo per voltare pagina. Ma non commettiamo l'errore di pensare che gli oppositori di Gorbaciov si siano resi colpevoli, con il loro consenso, di pavidità e opportunismo. Appartengono a una tradizione in cui i valori dominanti sono l'unità, la solidarietà e la disciplina. Se da noi, in Occidente, il valore creativo per eccellenza è il dibattito, in Unione Sovietica, è l'unità. Ecco perché è così difficile in Urss, anche per persone di grande levatura morale e intellettuale, adattarsi culturalmente all'idea del dissenso. Questo non significa tuttavia che gli oppositori abbiano taciuto o abbiano lasciato in Gorbaciov il benché minimo dubbio sulle loro convinzioni. Hanno votato per lui, anche se non credono nell'efficacia del suo progetto, per tre ragioni. Perché egli è il segretario generale e ogni ribellione contro di lui, oggi, rischierebbe di accelerare la crisi de! partito. Perché egli ha promesso che le sue riforme impediranno la disgregazione dello Stato, e infine perché nessuno, per il momento, sembra in grado di curare i mali dell'Unione Sovietica con una terapia alternativa. In altre parole gli hanno concesso un mandato, ma Gorbaciov sa che si tratta, questa volta, di Sergio Romano CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Eltsin, Gorbaciov

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica, Urss