«Linea dura contro i sequestri» di Francesco La Licata
«Linea dura contro i sequestri» E' pronta una nuova legge per combattere l!Ajionima dei rapimenti «Linea dura contro i sequestri» Riscatti bloccati e pene molto più severe ROMA. Il governo prepara una linea dura, anzi durissima, contro i sequestri. L'ufficio dell'Alto commissariato, riservatamente, ha fatto avere al ministro dell'Interno, che si appresta a varare un disegno di legge, un documento che prevede fra l'altro di rendere praticamente impossibile il pagamento del riscatto da parte di familiari, amici, o società di assicurazioni in rapporti col rapito. Il progetto degli esperti di Sica (non si sa, però, ancora sé il governo lo farà proprio tutto o in parte), in linea con la tendenza del ministero dell'Interno, prevede una serie di norme severissime: inasprimento delle pene anche in relazione alla durata del rapimento; blocco dei beni per i familiari dei sequestrati e particolari accorgimenti che impediscano ogni tentativo di sfuggire al provvedimento; nuove norme che tendano a non offrire ai magistrati misure alternative alla detenzione per gli imputati di sequestro di persona a scopo di estorsione (la cosiddetta «motivazione in negativo»: il giudice che non firma un ordine di cattura deve, in sostanza, spiegare perché); esclusione totale dai benefìci previsti dalla legge Gozzini per i detenuti accusati di far parte dell'Anonima. Iniseme col dossier, l'Alto commissariato ha presentato l'articolato del disegno di legge e ciò con l'intento di accorciare i tempi, necessari agli esperti dei ministeri (Interno e Giustizia), per definire la proposta del governo. L'applicazione della «linea dura» muove su due di¬ rezioni: «disincentivare» il reato di sequestro con il blocco dei beni e impedire che i «signori dell'Anonima», una volta individuati e resi inoffensivi, possano tornare in circolazione attraverso le maglie larghe di alcune leggi. Il massimo della pena viene previsto in 30 anni o l'ergastolo se l'ostaggio muore. Vengono poi suggerite una serie di aggravanti, anche per «intervenire sulla discrezionalità del magistrato», nei casi in cui l'o¬ staggio sia minorenne, sia ceduto da banda a banda, se il rapimento dura più di un mese e se si siano verificati episodi di sevizie o particolari crudeltà, come per esempio il «classico» taglio dell'orecchio. Per tutto ciò si rischierebbero 30 anni di carcere. E per eventuali pentiti? Il progetto prevede la figura del cosiddetto «collaboratore di sequestro», per il quale si pensa di applicare la «normativa pre- miale» riservata, anni fa, ai terroristi pentiti e dissociati. Se il «collaboratore» si rivelasse di «eccezionale rilevanza», potrebbe usufruire di «sconti consistenti» ed anche di benefici carcerari. Per quel che riguarda il blocco dei beni ai familiari dei rapiti è previsto che a disporlo non sia il pm ma il giudice per le indagini preliminari, in osservanza al nuovo codice. Verrebbero dichiarati nulli e non ripetibili i contratti stipulati dai parenti, con privati o istituti di credito, per ottenere la somma del riscatto. La norma sarebbe da estendere anche alle «assicurazioni antisequestri», pure se i contratti siano stipulati con compagnie non italiane. Si ipotizza l'azione penale contro chiunque, compresi, in certi casi, gli avvocati, si adoperi per far pagare il riscatto o non denunci all'autorità giudiziaria la notizia del rapimento. Persino per l'ostaggio tornato libero e reticente è riservata l'accusa di favoreggiamento. Francesco La Licata
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