Svezia, il tramonto del modello

Svezia, il tramonto del modello L'inflazione sale all'8%, la crescita rallenta e il governo socialista chiede austerità Svezia, il tramonto del modello // sindacato minaccia il blocco dell'economia stoccolma. Il prossimo futuro promette di essere molto «caldo» per il mondo del lavoro svedese. Dopo essere stato per anni la culla del compromesso e del consenso, per la prima volta il maggiore sindacato nazionale ha proclamato uno sciopero a tempo indeterminato. Si fermeranno gli autobus di tutto il Paese e la metropolitana di Stoccolma, gli ospedalieri che bloccheranno i servizi essenziali per lo svolgimento delle operazioni e i centri di assistenza all'infanzia che costringeranno molte madri a restare a casa. l'obiettivo è un aumento del 14,5% dello stipendio per 640.000 dipendenti pubblici. Altrimenti, per la Svezia sarà la paralisi. Recentemente, già il sistema bancario era entrato in crisi e ora si avvia verso la sua seconda settimana di blocco. Circa 50 mila dipendenti sono stati sospesi dai datori di lavoro. Per i prossimi giorni si aspettano altri scioperi. Questo improvviso risveglio del malcontento dei lavoratori riflette il generale deterioramento cui sta andando incontro l'economia svedese e il conseguente calo di fiducia nei confronti del governo socialdemocratico. Ieri il primo ministro del Paese, Ingvar Carlsson, ha incontrato le principali organizzazioni sindacali e i rappresentanti dell'industria nel tentativo di raggiungere un accordo sull'aumento dei salari per i prossimi due anni in modo da tenere sotto controllo il surriscaldamento dell'economia. Ma l'incontro non nasce sotto i migliori auspici. Venerdì scorso la Saf, l'associazione che rappresenta le industrie, ha fatto sapere di rifiutare la contrattazione collettiva. Una decisione che suona un po' come il requiem del modello svedese. Il governo, però, non sembra avere nessuna intenzione di darsi per vinto. Il ministro delle Finanze, Kjell-Olof Feldt, ha in cantiere un pacchetto di misure restrittive per mettere un po' d'ordine nell'economia del Paese. Ne farebbero parte un aumento delle tasse sia per i dipendenti che per gli imprenditori, una proposta che molto difficilmente potrà passare di fronte alle prospettive di aumenti dei costi di trasporto, dei generi alimentari e del carburante. Tra le misure di Feldt ci sarebbe anche un congelamento di prezzi e salari, il riequilibrio del sistema pubblico di assistenza sanitaria che ha incoraggiato molti svedesi a mettersi in congedo per motivi di salute e il rinvio dell'approvazione di una nuova legge che dovrebbe dare a ogni lavoratore il diritto a sei settimane di ferie l'anno. Il ministro è stato il principale artefice della ripresa economica della Svezia negli Anni Ottanta e ora minaccia il licenziamento se non riuscirà a ottenere l'appoggio necessario per l'a¬ dozione di una politica più rigida. Le misure potrebbero essere rese note oggi, anche se Feldt ha tempo fino al 7 marzo per presentare la sua proposta al Parlamento. Ma la lista delle cose che non vanno si allunga giorno dopo giorno, rendendo sempre più difficile il raggiungimento del consenso. E peggiorando la situazione economica della Svezia che nei prossimi anni dovrebbe raggiungere il record negativo del penultimo posto tra i 24 membri dell'Ocse, l'organizzazione internazionale che riunisce i maggiori Paesi industrializzati, con una crescita dell'1% per quest'anno e dell'1,5% per il '91. La conferma di questo rallentamento dell'economia svedese è nei dati. Secondo le previsioni, fino al '91, il deficit della bilancia dei pagamenti è destinato ad aumentare a un tasso annuale di circa il 35%. Anche il ruolo della Svezia sui mercati mondiali subirà un assottigliamento con il surplus della bilancia commerciale che nel '90 calerà del 25%. l'inflazione salirà al 7-8%, due volte la media dei Paesi occidentali. Gli aumenti degli stipendi dovrebbero aggirarsi intorno all'8,5% per quest'anno e al 7% nel '91, contro il 10% del 1989. Il costo del lavoro unitario aumenterà quest'anno a circa il 6,8% contro una media Ocse del 2,4%. Gli investimenti dovrebbero diminuire dal 7% dell'89 allo 0,5% del '91, mentre quest'anno difficilmente ci sarà una crescita patrimoniale. Insomma, si annunciano tempi duri. E a complicare la situazione ci si mette anche il governo che sta scontando un forte calo di popolarità. A gennaio i socialdemocratici, secondo i sondaggi elettorali, sono scesi al 34% dei voti, il minimo storico, con larghe perdite tra le fasce tradizionalmente più affezionate come quelle dei lavoratori, dei giovani e delle maggiori città. Proprio con l'aggravarsi della crisi, invece, il governo ha bisogno di far approvare le proprie riforme. Robert Taylor Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Feldt, Ingvar Carlsson, Robert Taylor

Luoghi citati: Italia, Stoccolma, Svezia