Donna manager nella Spa del racket di N. A.

Donna manager nella Spa del racket Catania: presa all'aeroporto, dirigeva un clan mafioso dopo l'arresto per droga del suo convivente Donna manager nella Spa del racket Con l'intimidazione aveva conquistato il settore delle pelli CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'hanno arrestata all'aeroporto catanese di Fontanarossa, mentre stava per imbarcarsi su un aereo diretto a Roma. Lucia Cannamela, 49 anni, convivente del boss Giuseppe Ferrera, soprannominato «Cavadduzzu», in carcere per traffico di droga, deve rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso. Secondo il giudice istruttore del Tribunale di Siracusa, Felice Lima, era l'occulto amministratore delegato dell'«Etna pelli», una ditta che, attraverso estorsioni ed intimidazioni mafiose, aveva acquisito il monopolio della raccolta e della lavorazione di pelli grezze nella Sicilia orientale. La società è ufficialmente con le carte in regola, amministrata da un incensurato, Francesco Ricca, 34 anni. Ma c'è un retroscena. Socio dell'«Etna pelli» è Rosario Ricca, 28 anni, fratello di Francesco, pregiudicato per furto e rapina. Il proprietario del capannone dove ha sede la ditta è Bernardo Bellaprima, un «pezzo da novanta» della mafia etnea, ucciso nel marzo dello scorso anno assieme ad altre tre persone in una stazione di servizio dell'autostrada Catania Palermo. Dietro quest'attività c'è la regia del clan «Cavadduzzu», una delle famiglie storiche della mafia catanese. La cosca, che si occupa anche di droga e di bische clandestine, ha deciso di differenziare la propria attività. Con la forza dell'intimidazione, compra le pelli a prezzi stracciati, costringe alla chiusura le altre ditte del settore, tranne una, la «Carprim» di Floridia, in provincia di Siracusa, il cui titolare, Salvatore Primo, accetta di mettersi in società con l'«Etna pelli». In meno di tre anni, il racket delle pelli diventa un affare di miliardi. Carabinieri e magistratura si insospettiscono. La prima inchiesta è dello scorso anno. Finiscono in carcere una dozzina di persona. Ma le connessioni del racket non sono ancora chiare. Vengono disposte altre indagini, al termine della quali, la scorsa settimana, finiscono in carcere i due fratelli Ricca e Salvatore Primo. Manca all'appello Lucia Cannamela, la donna che ha preso provvisoriamente il posto di Giuseppe Ferrera nel gotha della malavita catanese. I carabinieri la cercano inutilmente nella sua casa di Sant'Agata Li Battiati, piccolo centro alle porte di Catania. Poi scoprono che ha prenotato un posto in aereo per Roma. Ieri mattina, alle 6, l'arresto nella sala d'imbarco. Lucia Cannamela ha in tasca un biglietto per Pisa, la città dove Giuseppe Ferrera è detenuto e dove la donna si recava settimanalmente per prendere ordini e riferire sull'attività della cosca. '. [n. a.]