Il Veneto ha deciso: le discoteche chiuderanno alle 2

Il Veneto ha deciso: le discoteche chiuderanno alle 2 L'Emilia vuole regole comuni Il Veneto ha deciso: le discoteche chiuderanno alle 2 VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lambada fino alle 2. Massimo le 3, ma solo d'estate. Poi tutti a letto. La giunta regionale del Veneto ha deciso, fra le polemiche: le discoteche chiuderanno alle 2 di notte d'inverno, alle 3 d'estate. Una delibera che diventerà legge fra qualche settimana, quando sarà votata dal Consiglio regionale. La leggina è stata caldeggiata per porre rimedio all'ecatombe di giovani che ogni anno si registra di notte, sulle strade, specialmente durante i week-end. «Ho avuto il conforto di tante lettere di genitori. E quello dell'appoggio del presidente e della giunta regionale», dice Aldo Bottin, l'assessore al Lavoro che ha proposto la delibera. Lui avrebbe preferito che la chiusura fosse fissata all'una di notte, ma al tavolo di giunta, per convincere i socialisti, più sensibili alle esigenze dei gestori di night, si è dovuto ritoccare il tetto. «Sì, specialmente la dilazione nell'orario estivo potrebbe vanificare il risultato — ammette l'assessore — tuttavia era importante che fossimo tutti d'accordo. Per di più è stata eliminata dalla delibera quella scappatoia che veniva offerta ai Comuni sui possibili permessi di proroga a ciascun locale». Adesso l'orario è uno soio, e uguale per tutti nella regione. Bottin avrà incontri nei prossimi giorni con i colleghi delle regioni limitrofe, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, l'Emilia Romagna, per suggerir loro di estendere il provvedimento anche ai loro territori. E' una richiesta che ieri è stata avanzata anche dall'ufficio di presidenza della regione Emilia-Romagna. Ai motivi di ordine sociale si sovrappongono quelli economici. E' infatti già nata una concorrenza tra le province delle diverse regioni. Le discoteche di una regione si considerano penalizzate rispetto alle concorrenti dell'altra. Ma neppure nella giunta del Veneto sono tutti d'accordo. C'è qualche assessore che già ha votato contro e che minaccia alleanze non ortodosse al momento del voto in Consiglio: come il socialista Bortolo Mainardi, il liberale Jacopo Panozzo, il socialdemocratico Pierantonio Belcaro. «Il solo spostamento della fascia oraria è clamorosamente riduttivo se non addirittura aggravante», dice Mainardi, assessore agli Enti Locali. «Mainardi protesta, ma non dà soluzioni», ribatte il collega Bottin. Pronto a scendere sul sentiero di guerra è il sindacato nazionale dei gestori locali da ballo, 6000 aderenti in Italia, 600 nel Veneto. «Mi fanno cadere le braccia questi oscurantisti della giunta veneta», dice il presidente Sergio Valentini. Per protestare contro il provvedimento e anche per proporre una strategia alternativa, su scala nazionale e che non penalizzi l'economia, il sindacato terrà una pubblica assemblea, il 6 marzo, a Bologna. Nel frattempo incontrerà il ministro degli Interni Antonio Gava, sollecitando la sua attenzione ai loro problemi. «La gente ancora non si è resa conto — osserva preoccupato Renato Giacchetto, responsabile veneto del sindacato — che non chiuderanno soltanto le discoteche, ma tutti i pubblici esercizi. Dopo le due, non si troverà un bar, né una pizzeria: sarà il coprifuoco». Mario Lollo