«Ma non siamo diventati mostri»
«Ma non siamo diventati mostri» TENNIS Dopo il trionfo in Davis gii azzurri subito impegnati nel torneo di Milano «Ma non siamo diventati mostri» Panatta elogia (con tanta prudenza) Cane & C. MILANO DAL NOSTRO INVIATO Dal sole primaverile della Sardegna, propiziatrice dell'exploit azzurro in Coppa Davis, alla fredda nebbia milanese per il torneo Stella Artois, prima tappa europea dell'Atp Tour '90. Le prodezze del set finale vinto da Cane su Wilander sono state ammirate in tv anche da John McEnroe. Ma il più entusiasta resta Adriano Panatta: «Giocale una volée in tuffo non è impresa facile, specie quando è proibito sbagliare. Occorrono coordinazione, sangue freddo, nervi tesi nella giusta maniera, grande coraggio. Doti che Paolino ha dimostrato di possedere ampiamente». Aggiunge: «Era tanta la tensione e la stanchezza nervosa accumulate che l'altra notte non sono riuscito a dormire. Continuavo a rivedere le fasi più importanti delle quattro giornate e tutte le cinque partite». Panatta, uomo fortunato. Cos'è che gli permette di capovolgere situazioni disperate? Gli accadeva da giocatore: undici match point annullati a Warwick al primo turno degli internazionali d'Italia del '76 e match point sventato con una volée in tuffo al primo turno dello stesso anno al Roland Garros contro Hutka. Conclusione, due tornei vinti. Gli accade oggi da capitano di Coppa Davis: incarico assunto nel 1984 (vittoria contro la Gran Bretagna a Telford) e condotto con 7 successi sui 13 confronti in questi ultimi sette anni di crisi. «La fortuna è una componente che esiste ma che bisogna sapersi propiziare. Occorre fare le scelte giuste. Ero convinto che contro la Svezia fosse giusto giocare sulla terra rossa anche se poteva sembrare un azzardo e procurarmi critiche da parte della stampa e di alcuni dirigenti. Ma sono andato avanti e ho avuto ragione». Quali sono i meriti di un capitano nella gestione di una squadra di Coppa Davis? «L'ho sempre sostenuto quando giocavo, e non mi smentisco adesso: i meriti sono esclusivamente dei giocatori. Il capitano deve solo aiutare il giocatore a essere aggressivo o calmo secondo le circostanze. Deve saper dire qualche bugia, quando chi gioca ama sentirsela raccontare». Una vittoria firmata Cane, quella di Cagliari. «Paolino è stato il mattatore ma non bisogna dimenticare che Camporese ha tenuto in campo Wilander per quasi cinque ore e mezza e che Nargiso ha contribuito alla conquista dei punto del doppio, alla vigilia il più difficile». E ora l'Austria. «Stiamo aspettando che ci comunichino sede e superfice. Penso che anche loro sceglieranno la terra: Muster e Skoff l'amano come i nostri». Pronostico proprio chiuso? «Non è detto...». Panatta come al solito è sornione. «I ragazzi giocheranno dopo Milano i tornei di Bruxelles, Stoccarda e Rotterdam poi ci ritroveremo per preparare il match di Coppa dei quarti di finale». E cosa faranno qui a Milano? Pescosolido ha già perso con Srejber... «La vittoria sulla Svezia non li ha trasformati in mostri. Qui possono perdere tutti al primo turno e non sarebbe certo uno scandalo perché pagherebbero lo stress di Cagliari, il cambio di superfice. Sarebbe umano. Pescosolido, malgrado un accenno di soffio al cuore, è un tennista buono soprattutto di testa, ma deve crescere, fare esperienza, il piimo anno da professionista è durissimo». E oggi vedremo come avranno recuperato Camporese e, soprattutto, Cane. Rino Cacioppo Singolare (1° turno): Srejber-Pescosolido 6-4, 6-4; Novacek-Potier 6-4,6-4; MayotteStrelba 6-1, 6-1; ChampionKorda 6-4, 7-6; Hlasek-Lundgren 7-6, 7-5. Oggi (ore 9): Skoff-Pambianco, a seguire Mayotte-Champion, Jarryd-Sampras, KricksteinCamporese, Oresar-Canè; ore 19: Bates-Noah, McEnroeCherkasov, Lendl-Nargiso.
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