Bufere sull'Europa, l'Italia resta a secco di Aldo Cazzullo

Bufere sull'Europa, l'Italia resta a secco In Francia e Inghilterra previste altre tempeste, l'anticiclone respinge il maltempo dal Mediterraneo Bufere sull'Europa, l'Italia resta a secco Esperti divisi sulle cause: effetto serra o correnti polari La siccità dovrebbe diminuire in questo decennio Francia e Inghilterra sconvolte dalle bufere, vento a 180 chilometri all'ora, decine di morti. In Italia sole di giorno e nebbia la notte; pioggia poca, neve niente. Il tempo mette sottosopra l'Europa, sconvolge consuetudini e previsioni. E sembra deciso a continuare. Domani sulla Manica arriverà un'altra perturbazione: ancora forti venti, piogge, nevicate. Da noi solo qualche «spruzzata» sulle Alpi, oltre i 1500 metri. Tutto il mese di febbraio difficilmente porterà neve, almeno in pianura. Perché? Michele Conte, climatologo dell'Aeronautica, ha una teoria. «Nel Mediterraneo la siccità segue un ciclo ventennale. Negli Anni 50 e 60 l'anticiclone delle Azzorre si è ritirato verso l'Atlantico e ha lasciato via libera alle perturbazioni. Gli ultimi vent'anni hanno visto l'anticiclone avanzare, portando inverni secchi. Con gli Anni 90 dovrebbero tornare le nevicate, ma saranno meno abbondanti rispetto al passato. E' il tempo che cambia». Questo potrebbe essere l'ultimo inverno asciutto. Ma qual è il meccanismo che regola il ciclo ventennale? Non c'è una risposta certa. Soltanto ipotesi. Molti studiosi parlano di effetto serra. Altri, come il professor Giovanni Gregori del Cnr, fisico dell'atmosfera, indicano come possibile causa l'instabilità del- l'aria sopra le calotte polari. «Il passaggio dall'inverno alla primavera è sempre più "capriccioso" di quello tra l'autunno e l'inverno. A gennaio là lunga notte polare raffredda ulteriormente l'Artide, e l'unica fonte di calore diventa il vento solare, il fascio di protoni e elettroni emesso dal sole. E' allora che accadono le cose più strane». «Il Polo Nord — spiega il meteorologo Marcello Loffredi — è la fonte delle correnti fredde. Generalmente prevale la bassa pressione, che d'inverno scende di latitudine. Ma quest'anno il vortice polare continua a essere orientato verso l'America settentrionale, senza le consue¬ te oscillazioni. E le perturbazioni si diradano». Allora come si spiegano le bufere sul Nord Europa? «E' una situazione anomala. Di solito in questo periodo il Mediterraneo viene investito da correnti d'aria fredda. Ma ora l'alta pressione le blocca. Il "muro" degli anticicloni è rafforzato da correnti calde, di origine subtropicale: si spiegano così le temperature, che persino in montagna sono primaverili più che invernali. Nel punto dove le perturbazioni cozzano contro il muro, centinaia di chilometri a Nord-Ovest delle Alpi, si producono grandi quantità di energia dinamica, che si libera sotto forma di tempeste di vento». Tragedie come quella di sabato scorso in Francia (25 morti) potrebbero ripetersi? «Oggi e domani sulla Manica arriverà un'altra perturbazione — prevede Paolo Emani, dell'Aeronautica —. L'Inghilterra e la Bretagna saranno battute da un forte vento, anche se è difficile che si ripeta la catastrofe della scorsa settimana». E l'Italia? «La "coda" della perturbazione lambirà le Alpi e le Prealpi occidentali: porterà nuvole, forse qualche nevicata sulle cime più alte, ma nulla più. Venerdì si sposterà verso l'Europa centrale. Ci saranno tempeste e nevicate sui Paesi Bassi, sulla Dani¬ marca, sulla Polonia. Da noi solo brevi precipitazioni sulle Alpi orientali. Il weekend? Sabato sole, domenica una veloce perturbazione. Spazzerà via nebbia e smog, ma non regalerà pioggia e neve». Lo scenario delle prossime settimane non è migliore. «Lunedì l'alta pressione dovrebbe ritirarsi — prevede Loffredi —. Il tempo darà tregua al Nord Europa, ma in Italia la situazione non dovrebbe cambiare per tutto febbraio. Sì, le perturbazioni avranno via libera. Però non arriveranno quelle gonfie di pioggia e neve del Sud, ma quelle del Nord, avare di precipitazioni e molto veloci. In ogni caso le piogge saranno meno scarse al Centro-Sud che al Nord, sulle Alpi orientali che su quelle occidentali». Le conseguenze? Gravi. Già lo scorso anno era stato diffìcile per l'industria della neve. La stagione '89-90 ha bruciato mille miliardi, e la siccità rischia di mettere in crisi anche l'agricoltura. «Ci sono le premesse per un'annata ancora peggiore della precedente — avverte Loffredi —. Soprattutto perché mancherà quasi del tutto il serbatoio naturale delle nevi alpine. E la campagna avrà sete». Aldo Cazzullo Squadre di soccorso al lavoro dopo la tempèsta sull'Inghilterra meridionale Scene che potrebbero ripetersi

Persone citate: Giovanni Gregori, Loffredi, Marcello Loffredi, Michele Conte, Paolo Emani