Possono essere letti i racconti «cattolici» censurati dal pretore

Possono essere letti i racconti «cattolici» censurati dal pretore Mentre si attende il processo Possono essere letti i racconti «cattolici» censurati dal pretore TORINO. Il libro di lettura per la prima classe elementare «Prime parole dal mondo», a dicembre messo all'indice dal pretore Marco Bouchard su denuncia della madre di uno scolaro, torna «in libertà». Da oggi le insegnanti della scuola «Roberto D'Azeglio» potranno spiegare ai bambini anche le otto pagine vietate e che riguardano argomenti della tradizione cattolica. Il giudice Mario Barbuto ha revocato l'ordinanza del pretore accogliendo il ricorso in appello presentato dal ministero dell'Istruzione: Bouchard non poteva ordinare alla pubblica amministrazione di tenere un certo comportamento, non poteva vietare alle insegnanti di eliminare gli otto racconti dal programma, perché la Costituzione stabilisce confini invalicabili tra i poteri politico, amministrativo e giudiziario. Marco Bouchard aveva inibito la lettura di quegli otto testi perché «insegnavano religione cattolica in modo trasversale», cioè anche nelle ore dedicate ad altre materie. La sua decisione aveva scatenato roventi polemiche che avevano coinvolto anche l'arcivescovo di Torino, Giovanni Saldarmi. Alcuni parlamentari de avevano addirittura chiesto al ministro Vassalli un'azione disciplinare contro Bouchard, suscitando una dura reazione tra i magistrati torinesi. L'avv. Guido Fucini, che tutela nel giudizio la madre che ha dato origine con il suo ricorso al «caso», commenta: «L'ingerenza di quei politici fu scandalosa, contraria ai principi basilari del nostro ordinamento». Ora, con l'ordinanza del giudice Barbuto, si ritorna al punto di partenza, ma la vicenda non è conclusa. Finora sono stati emessi solo provvedimenti d'urgenza, il processo nel me¬ rito comincerà il 21 febbraio davanti al tribunale civile. La decisione di ieri è stata accolta con soddisfazione dall'avvocato dello Stato Guido Carotenuto, che rappresenta nel processo il ministero della Pubblica Istruzione: «La cosa più importante da fare era revocare, cancellare subito quell'ordinanza del pretore, e il giudice l'ha fatto. In 34 pagine ha spiegato perché un magistrato non può sostituirsi alla pubblica amministrazione, non può ordinare a questa di "fare o non fare" qualcosa: può solo dichiarare illegittimo un provvedimento o condannare al risarcimento del danno. Non poteva, nel caso in esame, imporre una certa linea educativa perché così limitava la libertà d'insegnamento per tutti. L'ordinanza di Bouchard ha colpito tutta la classe mentre il ricorso era stato fatto per un solo bimbo». Si legge nell'ordinanza: «Il divieto del pretore su quelle otto pagine ha avuto come effetto paradossale che nel dicembre '89 le insegnanti della scuola D'Azeglio hanno parlato solo dell'Amerò di Natale, che è una tradizione risalente a riti agrari collegati al solstizio d'inverno dei Paesi dell'Europa centrosettentrionale, e di Babbo Natale, personaggio di derivazione germanica ed anglosassone imperniato sulla consuetudine dei doni ai bambini. Le maestre non hanno invece detto nulla del "Presepe" (uno dei testi censurati) che è tradizione tipicamente italiana, risalente al 13° secolo, di stampo peraltro non dogmatico, che ha influenzato per secoli il costume domestico-familiare e anche le arti, l'artigianato, le feste, le sagre popolari». .. Nino Pietropinto

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