Aoun avanza, ma è un massacro

Aoun avanza, ma è un massacro L'ex presidente libanese ora punta su Beirut Est per cacciare gli uomini di Geagea Aoun avanza, ma è un massacro morti BEIRUT. Le truppe del generale Michel Aoun hanno sconfitto ieri i miliziani di Samir Geagea, sul fronte costiero di Dbaye, a Nord di Beirut, e ora puntano a estromettere il nemico dal settore orientale della capitale. Ieri sera le due forze cristiane si combattevano, anche con i carri armati, per il controllo del quartiere popolare di Ein Rummaneh, mentre le radio riferivano 1'«appello urgente» di Papa Giovanni Paolo II per la fine delle ostilità. La giornata — la settimana di scontri finora ha avuto un bilancio di circa 300 morti e 1100 feriti — avrebbe dovuto registrare la riunione di una commissione mista che aveva il compito di consolidare il cessate-il-fuoco concordato lunedì notte. Invece, all'alba gli uomini delle Brigate Cristiane dell'esercito, fedeli all'ex presidente Aoun, hanno attaccato sul fronte di Dbaye, dieci chilometri fuori Beirut, ove già domenica scorsa si era combattuto per 14 ore. Anche la battaglia di ieri è stata «un inferno, a giudicare dalle esplosioni», ha raccontato all'«Ansa» il diplomatico Massimo Iannucci, che con altri connazionali era nel rifugio dell'ambasciata d'Italia a Zouk, pochi chilometri più a Nord. L'arcivescovo Ronald Abi Nader, rappresentante del patriarca maronita Nasrallah Sfeir, che si è adoperato per una serie di tentativi per un nuovo cessate-il-fuoco, ha lanciato un ennesimo appello alla ragione e ha perorato con Aoun e Geagea «la pace dei forti», sottolineando che «ci vuole coraggio per mettere fine a questa guerra criminale»: «Li ho implorati di mettere fine ai combattimenti a nome delle madri e dei bambini disperati per un pezzo di pane e un po' d'acqua; a nome dei malati che non hanno medicine e a nome degli ospedali stracolmi di feriti cui non si può assicurare l'aiuto necessario», ha sottolineato nel suo discorso, trasmesso dall'emittente radiofonica «Voce della Nazione». Ieri pomeriggio, un comunicato di Aoun ha parlato di vittoria «definitiva» mentre Geagea, i cui uomini controllavano tut¬ ta la costa cristiana, ha ammesso che le sue forze hanno «ripiegato». Grazie «all'isterico bombardamento effettuato dall'esercito, Dbaye è ridotta a un ammasso di rovine», ha aggiunto Geagea in una dichiarazione ufficiale. Una bomba ha inoltre colpito la centrale elettrica di Zouk, dove si è sviluppato un incendio aggravando la situazione nella capitale. Sull'altro fronte, quello di Beirut-Est, gli uomini di Aoun si battevano ieri sera — sotto una pioggia scrosciante — per la conquista di Ein Rummaneh, da dove potrebbero dare l'assalto al quartier generale di Geagea, il complesso della «Quarantine». La popolazione è in gran parte rintanata nei rifugi, ove non giungono più acqua e luce. Gli ospedali — mancano sangue e medicinali — sono in emergenza. Ieri pomeriggio l'Hotel Dieu di Beirut Est — lo stesso ove la settimana scorsa era stato ricoverato l'ambasciatore italiano Antonio Mancini, morto sabato per un attacco di cuore — ha annunciato di avere nei suoi corridoi «cadaveri accatastati, ormai in decomposizione». Se «entro 24 ore» non sarà stata trovata una soluzione al problema, «si dovrà procedere alla inumazione in una fossa comune», ha avvertito la direzione dell'ospedale. Dall'altra parte della Linea Verde, nel settore occidentale (musulmano) di Beirut, si trova dall'altra sera il segretario di Stato francese per l'Azione Umanitaria, Bernard Kouchner. Ha avuto colloqui con il presidente in carica, Elias Hrawi, e con il primo ministro, Selim el-Hoss, apparentemente per poter sgomberare un certo numero di feriti cristiani. Un aereo francese è giunto in giornata a Beirut-Ovest e una nave-ospedale, la «Bance», si trova al largo del Libano. Pur in tale situazione bellica, la notizia della morte di Mancini è trapelata, e da Ovest le autorità hanno fatto giungere all'ambasciata a Zouk messaggi di condoglianze e offerte di interessamento per il rimpatrio della salma. I resti del diplomatico si trovano ancora nell'ospedale di Abou Jawde, ove prestano la loro opera le suore italiane di Santa Marta. Abou Jawde si trova sulla costa, presso Antelias, in una zona controllata dalla milizia Forze Libanesi; anche Zouk, vicino a cui sorge l'ambasciata italiana, è sotto il controllo di Geagea. Ma fra le due località si trova l'enclave di Dbaye, conquistata da Aoun. Recarsi da Zouk ad Abou Jawde per occuparsi del rimpatrio della salma di Mancini è problematico, ha detto Iannucci, «tuttavia risolveremo il caso». Con Iannucci si trovano da diversi giorni nella sede diplomatica italiana oltre trenta persone, in gran parte funzionari e loro familiari, tra cui due gemelline di pochi mesi. [Ansa]

Luoghi citati: Beirut, Beirut Est, Italia, Zouk