Wall Street trema per Gorby

Wall Street trema per Gorby Wall Street trema per Gorby Il futuro della riforma condiziona i mercati WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE \ r Qual è oggi il fattore determinante delFandamento dei mercati azionari, auriferi, dei cambi in tutto il mondo? Il rialzo generalizzato dei tassi d'interesse? Il crescente malessere economico americano? La paura che la Borsa di Tokyo crolli? No. E' Gorbaciov. Quando il leader del Cremlino appare saldo al potere, i mercati salgono; quando sembra in pericolo, i mercati scendono. «Il suo effetto sui mercati — ha commentato uno dei guru di Wall Street Henry Kauffman — è lo stesso della luna sulle maree». Il Wall Street Journal ha espresso un concetto analogo. Ecco qualche esempio del «potere» finanziario che Gorbaciov ha acquistato, senza volerlo, in Occidente. Una settimana fa, per la notizia (risultata poi infondata) della rete televisiva Cnn secondo cui avrebbe abbandonato la segreteria del pcus, il dollaro e i buoni del tesoro Usa salirono alle stelle, perché gli investitori tornarono a puntare sul mercato interno americano. Contemporaneamente, l'annuncio che Gorba¬ ciov non si opponeva alla riunificazione .delle due Germanie catapultò le Borse austriaca e di Bonn verso l'alto, grazie alla prospettiva di un nuovo miracolo economico tedesco. Negli ultimi due giorni, la forza dimostrata dal leader del Cremlino al plenum ha di nuovo indotto gli investitori a staccarsi dal dollaro, che rispetto alla lira è così caduto ai minimi dal gennaio '88. A Wall Street, l'effetto Gorbaciov è così radicato che gli investitori lo chiamano «il premio perestrojka». Prima di prendere una decisione, anziché a Washington chiedono informazioni a Mosca. Se la risposta è positiva, investono nei fondi nazionali europei, o addirittura nelle Borse della Cee. La Morgan Stanley ha calcolato che dal giorno del crollo del muro di Berlino, il 9 novembre, i mercati azionari tedesco e austriaco sono saliti rispettivamente del 60 e del 32 per cento. «E' un paradosso — ha ammonito Kauffman — ma Gorbaciov è in grado di causare da solo un terremoto finanziario». In un'inchiesta, il Wall Street Journal ha scoperto che centinaia di analisti stanno cercan- do di tracciare «il possibile futuro del leader del Cremlino». Gorbaciov resterà in carica almeno qualche anno? O verrà deposto? O si dimetterà? Lo scenario peggiore, quello del golpe con tentativo di restaurazione nell'Est europeo e nell'Urss, prevede conseguenze catastrofiche in Europa. «Poiché gli Usa sono l'unico Paese economicamente autosufficiente — ha rilevato Kauffman — avremmo un apprezza¬ mento del dollaro del 10 o del 20 per cento rispetto al marco tedesco, e un aumento del valore dell'oro di 30-40 dollari l'oncia di fino». Col marco, si deprezzerebbero tutte le altre valute europee. Secondo gli analisti di Wall Street, agli effetti dei mercati di tutto il mondo — ma non di quelli americani — il momento peggiore in caso di un golpe contro Gorbaciov sarebbe tra un anno circa, cioè durante il ritiro delle truppe Usa dall'Europa. Soprattutto se qualche Paese dell'Est europeo si opponesse alla restaurazione e si verificassero scontri, il continente attraverserebbe una grave crisi finanziaria. Al contrario, l'America se ne avvantaggerebbe: salirebbero le azioni dell'industria militare e di quella collegata, e i capitali che affluiscono verso il blocco sovietico in fase di trasformazione verrebbero bloccati. Ma questo è uno scenario a cui Wall Street crede poco. La maggioranza degli analisti è convinta che Gorbaciov rimarrà al potere qualche anno e consentirà ai mercati di stabilizzarsi. «Per strano che sembri a chi ha vissuto l'intero arco della guerra fredda — ha scritto il Washington Post — il profeta del nuovo comunismo è l'uomo che oggi domina i santuari del capitalismo... Le azioni cambiano di mano e l'oro viene quotato all'ombra della glasnost». Il giornale ha riferito che l'ascesa dell'indice Dow Jones dei titoli industriali in Borsa o dei prezzi dei metalli preziosi è definita in gergo «il rally Gorbaciov», anche se sinora è rimasta nei limiti del 2-3 per cento. Il Washington Post ha scritto che per la prima volta il «Gorby effect» fu avvertito nel dicembre dell'88. «Annunciò all'Orni il ritiro di alcune truppe sovietiche dall'Europa — ha ricordato il quotidiano — e tutte le Borse salirono immediatamente... Ma da allora l'attenzione dei mercati alle vicende del Cremlino è aumentata a dismisura... Né Reagan né Bush hanno dimostrato di avere analogo potere sulla finanza mondiale». Come si comporta l'Italia negli scenari degli analisti di Wall Street? Secondo il Wall Street Journal, se la caverebbe bene non solo se l'Est europeo divenisse sempre più libero e democratico, ma anche in caso di un periodo di lunga instabilità. In tal caso infatti, ha rilevato il quotidiano, i capitali dirottati su Vienna e Francoforte tenderebbero a spostarsi verso Roma, e naturalmente Parigi e Londra. Per il Wall Street Journal insomma l'Italia è in buona posizione e grazie anche all'opera di penetrazione economica in Urss svolta negli anni passati. Ennio Carette