Ghedina carica gli azzurri

Ghedina carica gli azzurri Oggi a Courmayeur un superG di Coppa pieno di nuove tensioni Ghedina carica gli azzurri LadstaettereRunggaldier, occasione d'oro COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO Il trionfo di Cortina, gli elogi, i titoloni sui giornali, la televisione, la fama a vent'anni, tutto insieme in un colpo: Kristian Ghedina, il ragazzo volante, è arrivato ieri da Milano, dove era stato ospite della Domenica Sportiva e del Mias, e nel clan italiano, fra gli slalomisti, c'è stata come una specie di scossa. Una sensazione strana, una voglia di fare diversa, un desiderio profondo di emulare il nuovo eroe che può solo fare bene alla squadra. Così almeno ha detto Stefano Dalmasso scrutando cielo e neve con occhi colmi di fiducia, malgrado i recenti rovesci in superG dove pure abbiamo due atleti nel primo gruppo, Ladstaetter e Runggaldier. Come quando appare Tomba, insomma, in compagnia dei suoi scherani, e i giovanotti azzurri sentono qualcosa che si agita dentro, quasi la presenza stessa del campione comportasse ima sfida da accettare ad ogni costo. Forse l'arrivo di Alberto, in realtà, suscita anche emozioni diverse, se dobbiamo prestare orecchio ai segreti lamenti di qualcuno dei nostri, che non ritiene giusta e saggia la sua deci - sione di allenarsi da solo, con Thoeni, ma nel caso di Kristian tutto ciò non esiste e. l'antagonismo è alla luce del sole, una sana rivalità fra chi ha toccato la gloria e chi spera di riuscire a farlo presto, magari già oggi sulla pista Checrouit di Courmayeur, neve e sole, nel trofeo dedicato a Leo David, un nome che suscita in ognuno di noi dolorosi ricordi e amari rimpianti. «La vittoria di Kristian a Cortina mi darà le ali», ha promesso Kurt Ladstaetter, e non ci è parso che ci fosse invidia nella sua voce, o altro, solo la voglia matta di salire prima o poi sul gradino più alto del podio. Più poi che prima, a dire il vero, dato che U ragazzo, terzo in slalom a Schladming, non si presenta così forte in superG e soprattutto su questa neve morbida e naturale così diversa da quella sparata dai cannoni. «Preferisco la neve artificiale, dove occorre lavorare di spigoli per non saltare fuori pista. Qui invece, sul soffice, è necessario un modo tutto diverso di sciare. Bisogna scendere in posizione, tenere gli sci piatti, insomma scivolare con dolcezza invece di aggredire il pendio. Sono due giorni che ci alleniamo qui a Courmayeur e sono sicuro che le cose andranno meglio». Anche Peter Runggaldier, l'altro azzurro già salito sul podio, terzo posto nel primo superG di Val d'Isère, quello dell'infortunio di Tomba, non ama troppo la neve vera, quella che gli sciatori della domenica aspettano invece come manna dal cielo. Lui ama lavorare di lamine e spigoli, come un intagliatore nel ghiaccio. Ma il guaio vero, il problema che i tecnici azzurri stanno cercando di risolvere come un diffide rebus, è che il giovane gardenese non ha paura di niente. Peter punta i bastoni e si butta, attacca su qualsiasi tracciato e qualsiasi neve, con la nebbia e col sole. Un'abitudine che dovrebbe essere una dote, per uno che ha scelto la velocità pura, ma che rischia di trasformarsi in un vizio se il ragazzo, a furia di prendere a calci la neve, finisce per perdere tempo e occasioni. Theo Nadig, che è l'allenatore dei discesisti e che fra l'altro ci sembra okay come uomo e come tecnico, ci ha giurato a Cortina, nel giorno del trionfo di Ghedina, che il giovane Peter avrà un grande futuro se riuscirà ad eliminare certe rigidezze e tensioni nella sua sciata troppo ricca di voglie vincenti. Cario Coscia

Luoghi citati: Cortina, Courmayeur, Milano