L'esperto di Enrico Martinet

L'esperto L'esperto «Il manto è molto instabile non abbandonate le piste» AOSTA. «La neve è sui calici, meglio starne lontani», dice Franco Garda, guida del Monte Bianco e responsabile nazionale del soccorso alpino. «Calici» o «gobelets» indicano una situazione di pericolo. Sono cristalli di neve, «bicchieri» rovesciati su cui rimane in bilico la neve. Quindi per le guide non è tempo di fuori-pista: valanghe e slavine sono in agguato. La «voglia di neve», repressa per tanto tempo, ha tradito gli sciatori: non hanno dato retta ai bollettini meteo che sconsigliavano i percorsi sciistici non battuti, proprio per la presenza di quei cristalli su cui la neve fresca scivola. «Bisogna aspettare — consiglia Garda — che gli strati si assestino. Adesso, poi, non è neppure divertente sciare fuori-pista, oltre ad evitare slavine bisogna fare lo slalom tra i sassi. La neve è troppo poca e non ha base, lo sci sprofonda fino al terreno». Quando la neve torna compatta quei «calici» diventano sfere: così fanno aderire i vari strati e il pericolo è minore. Ora le insidie sono troppe per avventurarsi sui monti con sci e pelli di foca. E non c'è differenza fra alta e bassa quota. Il vento dei giorni scorsi ha accumulato neve nei canaloni, spazzando le creste. Proprio quegli inattesi mucchi di neve sono pericolosi: basta una leggera pressione d'uno sci per farli staccare. La maggior parte degli incidenti accade così, anche quelli dell'ultimo fine settimana. «La coltre nevosa è formata da uno strato di neve fresca di 20-30 centimetri che poggia su vecchi strati di debole spessore», dice la voce registrata dell'ufficio valanghe della Begione valdostana. «Quanto basta per stare a casa», commenta Garda. Il bollettino delle valanghe precisa che il distacco naturale è quasi nullo ma «il pericolo è costante». Neve che appena toccata potrebbe precipitare e travolgere uno sciatore. Venerdì scorso Franco Garda ha diretto un corso per tecnici del soccorso alpino a Santa Caterina Valfurva. Ora ne sta preparando uno analogo in Valle d'Aosta, da fare (molto probabilmente) ai piedi del Monte Bianco. «La neve è un disastro, sembra assestata, invece vola via appena la si sfiora. Abbiamo scavato fino al terreno proprio per verificare l'inconsistenza della coesione tra vari strati. E nel terreno si entra con il pugno, segno che è nevicato senza che prima fosse venuto ii gelo». Guaio analogo sui monti della Vallèe, in Francia e in Svizzera. Niente fuori-pista? «Niente, senza eccezioni. E lo dimostrano gli esperti, se vogliono sciare scelgono le piste battute, gli skilift». Quest'inverno così avaro di neve e con improvvisi sbalzi di temperatura non è fatto per sfidare la montagna: anche i «ghiacciatoli», specialisti delle arrampicate sulle cascate di ghiaccio, sono stati traditi da inattesi crolli. Soltanto in Valle d'Aosta vi sono già stati tre morti: due amici aostani (una insegnante e un commerciante) travolti da un blocco di ghiaccio e neve e una guida piemontese, sprofondato in una cascata. A chi vuole comunque seguire itinerari sci-alpinistici, nonostante le condizioni siano pericolose, Garda consiglia di portare con sé il «bip-bip», il rivelatore che segnala una persona sepolta dalla neve. «Noi siamo pronti per qualsiasi soccorso, abbiamo guide, elicotteri, cani da valanga. Ma tutto sarebbe inutile se la chiamata di aiuto giungesse a distanza di troppe ore. Il tempo è il nostro alleato più prezioso per salvare una vita». Slavine e valanghe possono staccarsi al passaggio di uno sciatore dai pendii più esposti al sole, nei canaloni dove il vento ha fatto mucchi. Lo spessore della neve fresca non supera il mezzo metro anche alle alte quote: difficile quindi rimanere sepolti, ma il pericolo è di venir trascinati in burroni, di finire su versanti sassosi che le precedenti nevicate non hanno coperto. Un gruppo di soccorritori cerca superstiti sotto una valanga. Una scena che nell'ultimo week-end si è ripetuta 4 volte Enrico Martinet

Persone citate: Franco Garda

Luoghi citati: Aosta, Francia, Svizzera, Valfurva, Valle D'aosta