Manette alle donne incinte e drogate

Manette alle donne incinte e drogate «Per loro il crack è più importante del nascituro e i medici devono rivolgersi alla polizia» Manette alle donne incinte e drogate La magistratura Usa: «Trasmettono la tossicomania ai feti» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo scorso venerdì, Kimberley Hardy, 23 anni, è stata incriminata nel Michigan per aver somministrato droga a un minorenne: ma il minorenne è il suo bambino non ancora nato, che la cocainomane, al quinto mese di gravidanza, porta nel grembo. Il suo caso non è insolito: altre 35 americane incinte, drogate, sono state sinora accusate di spaccio di stupefacenti o di maltrattamento dell'infanzia, a seconda delle norme vigenti nei vari Stati. Una è stata condannata, Jennifer Johnson, una nera di 32 anni della Florida: ha ricevuto 15 armi con la condizionale, cosa che la sottopone al controllo costante del tribunale. Alcune sono state prosciolte, la maggioranza verrà processata nelle prossime settimane. L'orientamento della magistratura Usa è comun- que chiaro: criminalizzare le madri che trasmettono la tossicomania ai feti. E' una nuova tendenza che ha scatenato un dibattito rovente sui diritti umani negli Usa. Ira Chasnoff, che dirige un istituto di ricerca sulla natalità e la droga, spiega la controversa tendenza della giustizia Usa con statistiche agghiaccianti. «Da noi — ha detto al "New York Times" — nascono ogni anno 375 mila bambini tossicomani: attraverso la madre, la droga entra nel loro sangue. Spesso abbiamo nascite premature, infanti con difetti cardiaci o mentalmente ritardati. E il fenomeno si sta aggravando a causa del crack, più economico della cocaina». Le strutture sanitarie pubbliche per la prevenzione del fenomeno, ha aggiunto, sono carenti: «Per queste donne, la droga è più importante del nascituro e un numero crescente di medici si rivolge alla polizia». I cocainomani negli Usa sono sei milioni circa, ma i centri di prevenzione e riabilitazione pubblica sono inadeguati e ne respingono ogni anno alcune migliaia: «La maggioranza degli istituti — ha precisato Chasnoff — rifiutano di prendere in cura le donne incinte».; Un sesto dei cittadini americani, infine, è privo di protezionej medica, anche in forma di assicurazione privata. «E' una situazione drammatica», ha concluso il medico. «Se anche una donna incinta, drogata, vuole liberarsi dalla sua schiavitù, non viene aiutata dallo Stato, se la cava solo se è ricca». Una piaga ancora più grave è quella dell'alcolismo: «I neonati intossicati dall'alcol sono oltre il doppio di quelli drogati». La procura che si è mossa più massicciamente contro le donne incinte drogate è quella della Carolina del Nord: da agosto, ha incriminato 10 madri. «La Facoltà di medicina della nostra Università — ha detto il procuratore Charles Condon — ci segnalava cinque o sei casi di gestanti drogate alla settimana. Questo numero è diminuito, ma solo perché le donne incinte si sono rese conto di rischiare il carcere con il crack e la cocaina e non si fanno più visitare a meno che non stiano male». Condon ha sottolineato che la legge della Carolina del Nord considera il feto un bambino «e quindi ci consente di incriminare le madri per maltrattamento dell'infanzia», ma che altri Stati non riconoscono i feti come esseri umani. Le associazioni dei diritti civili hanno protestato contro Condon, sostenendo che è anticostituzionale imporre alle donne oneri legali — la tutela del nascituro — da cui sono esenti gli uomini. Ennio Carette

Persone citate: Charles Condon, Condon, Ennio Carette, Jennifer Johnson, Kimberley Hardy

Luoghi citati: Florida, Michigan, Usa, Washington