Tomba ciao, c'è Ghedina

Tomba ciao, c'è Ghedina Lo sci trova a Cortina un nuovo eroe senza paura: ha 20 anni, ieri ha corso con una costola fratturata Tomba ciao, c'è Ghedina Trionfo italiano nella libera di Coppa CORTINA DAL NOSTRO INVIATO Papà Angelo passeggiava nervoso nel bosco con Jen al guinzaglio. Papà Angelo non assiste mai alle gare di Kristian, nemmeno in tivù: si emoziona, soffre, forse la folle discesa fra le nevi gli riporta alla memoria dolorosi ricordi. Cinque anni fa la moglie Adriana morì in fondo a un crepaccio, mentre sciava fuori pista sul Cristallo: come può un uomo cancellare certe immagini dalla mente e sedere tranquillo in tribuna mentre il figlio si getta dalla montagna nell'abisso bianco? Da lontano papà Angelo sentiva l'applauso della gente, alla partenza di Kristian, e poi l'incitamento, l'urlo mentre il ragazzo scendeva e recuperava, e infine il boato da stadio che sottolineava al traguardo l'arrivo vincente del nuovo eroe delle nevi. Cortina impazziva per il trionfo del suo figlio. Cortei di auto per le strade, tifosi con striscioni. Come ai tempi belli di Albertone Tomba. «Ho assistito al battesimo di un grande campione», ha detto Arrigo Gattai, uno che conosce bene Ghedina e le sue virtù. «Dopo Colò è il liberista più forte che abbia avuto l'Italia. Scivola meglio di Mair e curva meglio di Plank, ma le sue qualità più belle sono di natura morale: la serietà, l'umiltà, la volontà di migliorare sempre. E ha solo 20 anni. Sono certo che ci darà moltissimo». Un giudizio caldo, quello del presidente del Coni, pieno di partecipazione e di affetto. Ben diverso, in un certo senso, ci è parso il tono del suo commento alle recenti vicende di Tomba: «Per vincere deve ritrovare umiltà e concentrazione. Mi auguro che non sia vero quello che ho letto, e cioè che Thoeni preparala pista alle 6 e lui arriva alle 11. Se fosse vero, però, avrebbe un significato compromettente sul piano del recupero e della determinazione. Anche se Alberto è un fuoriclasse ancora oggi in grado di dominare gli slalom». Intorno, mentre Kristian salutava i suoi tifosi aveva inizio la grande festa. Spumante, au¬ tografi, fotografie, tivù, il gradino più alto del podio, finalmente, dopo il terzo posto in Valgardena e il secondo a Schladming. E più tardi, a casa, nella villetta a due piani sulla strada verso la Tofana, ecco la banda, i parenti e gli amici. C'erano i nonni che piangevano, gli zìi che brindavano, le sorelle Katia e Sara che si coccolavano Kristian con occhi adoranti. Poi il corteo per le strade di Cortina, su un'auto scoperta, con campanacci e bandiere come capita solo agli eroi: sperando che il ragazzo sia capace di evitare pericolosi contagi. Ma lui, che ha nervi saldi e testa a posto, rideva e diceva in mezzo a tanto caos: «Mi sono svegliato alle 6, a casa mia, e ho mangiato due panini con la nutella. Poi alle 9 sono salito sulla Tofana a vedere, studiare la pista, a provare la neve, a cercare di capire perché in prova avevo sbagliato. Al via ero tranquillissimo, non come a Kitzbuehel: dedico la vittoria a mia madre che purtroppo non è più qui,a vedermi». E pensare che ha gareggiato con una costola rotta, sgradito regalo della caduta di Kitzbuehel, 14 giorni fa, e contro le raccomandazioni dei medici che gli avevano consigliato tre settimane di riposo. E' bastata un'iniezione contro il dolore 40 minuti prima della corsa, e via, tutto dimenticato, anche la paura. Ma Kristian Ghedina detto Broco è un liberista, un duro, un giovane che è maturato in fretta imparando dalla vita e dai suoi dolori. Malgrado la disgrazia familiare, papà Angelo, che è proprietario di un negozio di lampadari qui a Cortina, non ha mai posto ostacoli ai desideri del suo ragazzo. «Lo sci è la sua vita ed io non me la sono sentita di dissuaderlo, anche se mi sarebbe piaciuto che continuasse con l'hockey, sport che praticava da ragazzino», ha detto semplicemente. Avrebbe voluto che il suo figliolo continuasse gli studi, questo sì, e ad un certo punto dopo la terza media ha pure deciso di mandarlo in collegio in Austria, a Lienz. Tutto inutile. Kristian è tornato a Cortina, ha rimesso gli sci ai piedi ed è diveltato un campione. Si vede che il suo destino stava scritto nelle stelle. Del resto il carattere rispecchia la scelta. Kristian ama i giochi di equilibrio e pericolo, tipo correre in bicicletta su una ruota sola o arrampicarsi sui cornicioni delle case. Gli piace andare in moto e ha l'hobby della cucina. Anche la lingua è svelta, come la decisione di scegliere in pista la linea migliore. A un giornalista che gli chiedeva se quel soprannome, Broco, non fosse poco adatto a un campione, lui ha risposto con prontezza e ironia: «Niente affatto, dato che si scrive con una sola "c"». Carlo Coscia

Luoghi citati: Austria, Cortina, Italia