La Nasa cercherà gli extraterrestri

La Nasa cercherà gli extraterrestri Dal '92 all'opera nuovi radiotelescopi La Nasa cercherà gli extraterrestri LONDRA. Nell'ottobre 1992, esattamente 500 anni dopo la scoperta dell'America, gli Stati Uniti faranno partire un programma di ricerca di forme di vita intelligenti extraterrestri. Il piano, noto agli addetti come Seti, sarà condotto dal National Aeronautics and Space Administration. Non verrà certo inviata nessuna Nina, Pinta o Santa Maria alla ricerca di altre civiltà, ma si sfrutteranno i telescopi più grandi del mondo e sofisticati computer per intercettare anche il più piccolo messaggio inviato da qualche popolo nello spazio. La Nasa lavora al progetto da parecchi anni. Si prevede una spesa in dieci anni di 150 miliardi di lire. La storia del Seti risale al 1960, quando Frank Drake, il famoso astronomo della Cornell University, usò un radiotelescopio relativamente piccolo (26 metri) per tentare di ascoltare messaggi intelligenti provenienti da due stelle vicine. Da allora, sono stati intrapresi altri 50 progetti simili al Seti. Ma a parte alcuni falsi allarmi, nessun messaggio è stato mai intercettato. I precedenti fallimenti non scoraggiano gli scienziati. Essi obiettano che, in passato, la tecnologia impiegata era piuttosto primitiva. Oggi scendono in campo con numerosi radiotelescopi gigantéschi, dotati di strumenti di analisi spettrale su più canali (Mesa). Essi sono in grado di individuare anche la più piccola frequenza radio e di setacciare 12 milioni di canali nello stesso tempo. Ogni Mesa è collegato ad un computer che esamina i segnali man mano che vengono raccolti eliminando quelli provenienti da corpi celesti, come quasar o pulsar, o da attività umane. Gli scienziati della Nasa saranno bersagliati dalla facile ironia, ma sono convinti di costruire un sistema a prova di burla. Il progetto si divide in due parti. La prima esaminerà 773 stelle comprese in un raggio di 80 anni luce dalla Terra con una risoluzione di frequenza di 1 Hz. Esse sono state scelte perché molto simili al Sole e potrebbero quindi avere nella loro orbita pianeti su cui la vita si è evoluta. La seconda setaccerà tutto lo spazio con una frequenza meno sensibile (30 Hz). L'eventuale messaggio degli extraterrestri, prima m diventare di dominio pubblico, verrà esaminato dall'International Academy of Astronautics. Del resto, il codice internazionale vieta di rispondere ad un messaggio di extraterrestri senza l'accordo dei leader politici mondiali. Ci sarà una specie evoluta, come e più di quella terrestre, che sta mandando messaggi in codice in giro per lo spazio? «Se ne esistesse una nel raggio di 30 anni luce dalla Terra, probabilmente sarebbe già a conoscenza della nostra esistenza. Infatti si sarebbe accorta che il Sole è diventato stranamente luminoso nell'area di onde radio a bassa frequenza dello spettro», dice Archibald Roy, professore di astronomia all'Università di Glasgow. Nessuno nel gruppo Seti azzarda previsioni. Negli ultimi vent'anni, però, l'idea della presenza di una specie evoluta nell'universo è diventata sempre più diffusa fra gli scienziati. Non si parla certo di marziani che atterrano sul nostro pianeta. Gli astronomi da molto tempo hanno dimostrato che semplici molecole a base di carbonio sono distribuite ampiamente nell'universo e che probabilmente ci sono milioni di stelle simili al Sole con pianeti come la Terra. Benchèquesti pianeti siano troppo piccoli per essere osservati anche con il più potente telescopio, il professor Roy afferma.che circa metà delle stelle vicine hanno pianeti. Il numero delle possibili specie intelligenti va da uno a 10 milioni. E' estremamente difficile dire quanto può durare una civiltà una volta raggiunto un livello tecnologico tale da permetterle di lanciare messaggi nell'universo. L'autodistruzione, per guerre o inquinamento, potrebbe essere una naturale conseguenza dell'evoluzione. Sé questa pessimistica visione avesse fondamento, allora ci sarebbero ben poche possibilità di scambi con extraterrestri. Se invece, la galassia è piena di popoli che sono sopravvissuti ai pericoli del progresso tecnologico, perché non si sono già messi in contatto con noi? Le risposte sconfinano nella fantascienza. Un'ipotesi è che l'energia galattica ci isoli da contatti extraterrestri. Oppure che essi usino mezzi di trasmissione sofisticatissimi, ignoti alla scienza umana. Le possibilità sono infinite e la ricerca si annuncia avvincente. Clive Cookson Copyright «Financial Times» e per l'Italia «la Stampa»

Persone citate: Archibald Roy, Clive Cookson, Frank Drake, Mesa, Pinta, Space

Luoghi citati: America, Italia, Londra, Stati Uniti