Europa e paradisi fiscali di R. G.

Europa e paradisi fiscali Europa e paradisi fiscali Primi Olanda e Lussemburgo ma Vltalia ha i titoli pubblici LUGANO DAL NOSTRO INVIATO L'integrazione europea del 1993 sarà molto probabilmente economica, sociale, culturale. Difficilmente lo sarà anche sotto il profilo fiscale. Questa è la convinzione di Giovanni Gianola, esperto fiscalista svizzero, consulente di diverse multinazionali, noto anche in Italia dove sono stati pubblicati alcuni suoi testi. «Nella Cee — sostiene — c'è troppo disaccordo sulla fiscalità, non vedo possibilità di definire intese nel breve-medio periodo, ogni Paese cerca di tutelare quello che ha». Ma fiscalmente dove conviene investire? Se il 1° gennaio '93 un imprenditore volesse creare una società in Europa qual è il Paese che gli offre maggiori vantaggi? «Certamente in Europa la Svizzera non è concorrenziale, ha una fiscalità troppo rigida e pesante, in prospettiva il ruolo di Berna sarà quello che la Cee sarà disposta a riconoscerle». Dove si pagano meno tasse? «E' più giusto dire — replica Gianola — in quali Paesi ci sono sistemi fiscali più avanzati e concorrenziali. In Europa sono certamente l'Olanda e il Lussemburgo». Perché? «Per il fatto che le legislazioni di questi Paesi sono moderne, permeabili agli influssi del diritto internazionale, sono credibili verso le altre nazioni, non sono chiuse come Italia o Francia. In Olanda ogni nuova società può negoziare in anticipo il tax ruling, cioè le tasse che dovrà pagare, per i successivi quattro, cinque anni. E' una garanzia importante». E l'Italia? «Non la vedo bene — continua Gianola — ha una fiscalità tutta nazionale e molto complessa, poco recettiva verso l'esterno, non tiene conto delle influenze internazionali». Come si spiegano questi limiti? «Certo ci sono delle ragioni storiche, ma nella sostanza tutto può essere ricondotto all'enorme deficit dello Stato. L'Ita- lia non può permettersi di avere un sistema fiscale aperto e flessibile perché l'obiettivo principale del governo è sempre quello di finanziare il debito pubblico. Al momento non vedo grandi spazi di manovra». Tuttavia quello del debito può essere un investimento attraente per gli stranieri: «Paradossalmente, per certi versi, l'Italia è un paradiso fiscale in quanto gli investimenti sui titoli pubblici sono esenti d'imposta». Esistono ancora i paradisi fiscali? «In senso classico — risponde Gianola — non esiste più il paradiso fiscale, esiste ancora l'esenzione fiscale territoriale. Ma le cose stanno cambiando rapidamente anche perché i Paesi occidentali si stanno attrezzando nella lotta al riciclaggio e alla criminalità: che credibilità può avere, ad esempio, una multinazionale con sede a Panama?». [r. g.]

Persone citate: Gianola, Giovanni Gianola