Casella tornerà in Aspromonte

Casella tornerà in Aspromonte Casella tornerà in Aspromonte Con i magistrati nei luoghi della prigionia Igiudici lombardi e calabresi ora collaborano PAVIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cesare Casella tornerà in Aspromonte. Fra qualche settimana accompagnerà gli inquirenti nei luoghi della sua prigionia per una serie di sopralluoghi. Con lui ci sarà il magistrato che conduce le indagini, il sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calìa. Da giovedì scorso i giudici pavesi e le forze dell'ordine calabresi sono in stretto contatto. A loro Cesare riferisce ricordi, dettagli, impressioni della sua lunga detenzione: tutti elementi ritenuti molto interessanti. «Per il momento il nostro è essenzialmente un lavoro a tavolino — spiega il magistrato —, stiamo cercando di "ricostruire" ma anche verificare se vi siano particolari utili che possano collegare il sequestro di Cesare ad altri rapimenti. Risultanze per il momento non se ne hanno. Per ora non posso affermare che la banda che ha sequestrato Cesare Casella sia la stessa che ha rapito Celadon. Da tempo comunque esiste uno scambio di informazioni con il magistrato di Vicenza, e non solo con lui». «Ad esempio — chiarisce Calìa — avevo chiesto al sostituto procuratore di Locri, Carlo Macrì, di venire a Pavia insieme al ragazzo, perché ritengo molto importante utilizzare l'apporto dei colleghi calabresi per avere elementi' anche sugli altri sequestri». Ma per le indagini su Casella la svolta sembra comunque vicina. Non dovrebbe tardare, da parte del magistrato, l'emissione di provvedimenti restrittivi. Nelle carte processuali sono contenuti i nomi di alcune persone da inquisire, ma Calìa procede con cautela, proprio per non bruciarsi la possibilità di sfruttare tutti gli elementi a sua disposizione per costruire il quadro completo delle responsabilità. A tracciare la pista decisiva sarebbe stato Giuseppe Strangio, il componente della banda catturato la notte di Natale. Il tenente colonnello Giuseppe Alessi, comandante del gruppo carabinieri di Pavia, ha ribadito ieri che il bandito non deve essere considerato un pentito e nemmeno un collaboratore della giustizia. «Strangio — ha detto Alessi — non ha fatto nomi di persone, né ha fornito indicazioni di carattere geografico. Tuttavia il dialogo instaurato con lui dal magistrato inquirente è stato utile e forse decisivo ai fini della soluzione del caso». La chiave di lettura per capire come si sia arrivati alla liberazione di Casella potrebbe stare proprio nel trasferimento di Strangio dal carcere di Voghera a quello di Locri. L'episodio, avvenuto alcuni giorni prima del rilascio, e la possibilità, concessa al detenuto di avere colloqui, potrebbe avere consentito a Strangio di mandare il messaggio decisivo. Considerando l'atteggiamento fin qui tenuto da Strangio, il colonnello Alessi ha escluso che il detenuto e i suoi familiari possano correre rischi di rappresaglie da parte degli altri componenti della banda. [a. lu.j

Luoghi citati: Locri, Pavia, Vicenza, Voghera