«Papà, ti prego paga il riscatto» di Giuliano Marchesini

«Papà, ti prego paga il riscatto» L'industriale di Verona: dopo 5 giorni di angoscia so che mia figlia non è stata uccisa «Papà, ti prego paga il riscatto» E i genitori di Patrizia chiedono il silenzio stampa VERONA DAL NOSTRO INVIATO Patrizia Tacchella è stata sequestrata a scopo di estorsione. Il messaggio «giusto» è arrivato ai proprietari della «Carrera». Lo conferma Imerio, il padre della bambina, comparso sulla soglia con la moglie Luciana accanto. «Abbiamo ricevuto un messaggio attendibile. E abbiamo avuto la prova che nostra figlia è viva». A quanto pare, è una lettera scritta da Patrizia ai genitori. Imerio Tacchella si rivolge ai cronisti congiungendo le mani. «Vi chiediamo, da questo momento, il silenzio stampa: fateci questo favore». Il titolare della fabbrica di jeans posa una mano sulla spalla di sua moglie, che lo guarda con occhi stanchissimi. «Adesso — dice — sono più tranquillo». E' svanita l'ombra del maniaco. E' un rapimento per denaro, probabilmente tanto denaro. Ma per Imerio Tacchella, fino a ieri sotto l'incubo di un dramma ancora più grande, la conferma del sequestro vale un sospiro di sollievo. La lettera dev'essere giunta in mattinata alia palazzina dei Tacchella, oppure può essere stata fatta trovare in qualche posto. Sul contenuto c'è un rigoroso riserbo. Patrizia costretta a scrivere dai banditi, sotto una dettatura violenta. Dicono, alla «Carrera», che questo è soltanto un primo contatto, per cui nello scritto non sarebbe indicata l'entità del riscatto. «Di questo tratteremo più avanti». Ma il sopraggiungere di un commercialista allo stabilimento di Stallavena induce a pensare che invece una richiesta ci sia già: qualcuno parla di «una somma molto elevata». Sul piazzale della «Carrera» giunge trafelato Stefano Brendolan, l'avvocato della famiglia: «Credo che sia il momento di agire con tranquillità. E sarebbe meglio anche con tempestività». Ma chi ha tra le mani Patrizia? Sono i banditi dell'anonima calabrese? «Questo — risponde il legale — non sono in grado di (brio». Si tratta comunque di professionisti o di elementi della malavita locale che rientrano nella cosiddetta schiera della manovalanza? «Forse degli uni e degli altri». E dov'è Patrizia? L'avvocato Brendolan se ne va di fretta. «Non posso rispondere». Professionisti e manovali: un gruppo che preparava da tempo un piano per ghermire la figlia del «re dei jeans», nei pochi minuti in cui sarebbe stata sola tra la palazzina e il supermercato, deve avrebbe preso una delle merendine messe in fila sul solito banco. Si conferma l'ipotesi secondo la quale i rapitori seguivano da tempo la bambina. Evidentemente, un basista aveva l'incarico di osservare e riferire. Patrizia andava a prenderla spesso, la merendina, nello stesso posto. L'uomo che l'aspettava, più o meno alla stessa ora del pomeriggio, ha spiato e riferito. E i rapitori hanno preparato la trappola: si sono trovati tra le braccia Patrizia lunedì pomeriggio, quando la nebbia nascondeva la strada provinciale che la piccola avrebbe dovuto attraversare svelta. Non un grido di Patrizia, piombata nel terrore. Nessuno, nelle case vicine e nel bar quasi di fronte al supermercato, ha sentito qualcosa. Nel nebbione, la macchina dei sequestratori è sparita come era venuta. Cinque giorni nell'angoscia. Imerio Tacchella e la moglie seduti sul divano, per ore, a due passi dal telefono. Un telefono che ha squillato spesso: voci di amici desolati, di gente che esprimeva solidarietà, anche atroci tentativi di intromissione degli sciacalli. I banditi hanno imposto alla bambina il messaggio che i Tacchella aspettavano: la penna e un pezzo di carta. E le minacce. Quando si diffonde la notizia che i rapitori si sono fatti vivi, gli abitanti di Stallavena vengono fuori dalle case. «Hai sentito? Patrizia è viva». «Mi ha detto la fruttivendola che la bambina dei Tacchella è tenuta prigioniera, non si sa dove. Ma hanno detto che la lasciano andare presto?». Sulle prospettive per la ripresa delle trattative tra la famiglia Tacchella e i banditi, la riservatezza assoluta. Pare sia stato lo stesso magistrato che si occupa del caso, Angela Barbaglio, a suggerire ai familiari di Patrizia di chiedere il silenzio stampa. Forse i contatti con i rapitori saranno ristabiliti presto. C'è quell'accenno dell'avvocato Brendolan alla tempestività. Imerio Tacchella e la signora Luciana si sono di nuovo rintanati in casa: un'altra snervante attesa. All'ingresso dello stabilimento della «Carrera», ci sono le auto della polizia. Ma i poliziotti lasciano passare la gente del paese che vuole andare davanti alla palazzina dei Tacchella, «adesso che si sa qualcosa». Quasi tutti a Stallavena hanno sentito Imerio Tacchella rivolgersi alla figlia attraverso la trasmissione televisiva speciale di «Chi l'ha visto?»: «Patrizia, stai tranquilla. Mi raccomando, fai la brava. Mangia, e cerca di andare a letto presto». Una donna, sotto la palazzina, dice: «Che Patrizia lo abbia ascoltato?». Giuliano Marchesini Linda, compagna di banco di Patrizia, legge una poesia dedicata alla bambina rapita

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