Lasciatela, uomini cattivi di G. M.

Lasciatela, uomini cattivi Lasciatela, uomini cattivi L'appello di tremila bambini Telefonata di Cesare Casella VERONA DAL NOSTRO INVIATO Le campane delle chiese del centro storico si mettono a suonare nel mezzo del pomeriggio per Patrizia Tacchella, la figlia del «re dei jeans» sequestrata lunedì scorso a Stallavena. Nella piazza Bra ci saranno 3 mila persone. Sono quasi tutti alunni delle elementari, studenti delle medie: sono venuti a manifestare per questa bambina che i banditi hanno portato via. I grembiulini sotto i cappotti. A fianco dell'Arena, la folla invade lo slargo di fronte al Municipio, si riversa fin dentro i giardini. Una bambina, venuta da Stallavena, tiene più in alto che può un cartello a forma di cuore, sul quale è scritto: «Patrizia, ritorna a giocare». Lei si chiama Martina. «Io ci ho giocato con Patrizia. Andavamo in bicicletta, poi facevamo i giochi delle bambine. Insomma, lei è un'amicona». Serena, una sua compagna, che ha occhi azzurri un poco sperduti, dice: «Sapesse quanto sentiamo la sua mancanza». Tra le colonne del Municipio, uno striscione con la scritta: «Cara Patrizia, Stallavena è con te». E giù dalla scalinata, sopra le teste della gente, tanti cartelli uguali: «Liberate Patrizia». Alessandra, della scuola elementare di Tregnago, il cartello se l'è fatto da sola. Ci ha scritto: «Uomini grandi, vi prego, liberate Patrizia». Tanti scolari si schierano sugli scalini del palazzo comunale. Parecchi hanno scritto delle letterine indirizzate alla bimba rapita. Si mettono in fila e si avvicendano al microfono. Enrico, compagno di classe, legge: «Cara Patrizia, martedì mattina abbiamo visto che non c'eri. Abbiamo provato tanta tristezza. Speriamo che i rapitori ti trattino bene e ti diano da mangiare. Sii forte». Linda è la compagna di banco di Patrizia. Minuta, un fiocco bianco e rosso sui capelli. «Spero che tu possa sentirmi. Intanto ti penso e ti saluto, con un fortissimo abbraccio». Poi i bambini cantano una canzone: «Amico mio, non temere più la notte, guarda quante stelle in cielo. Le ho accese io perché tu non fossi triste». E poco dopo che la canzone è finita, giunge nella piazza attraverso gli altoparlanti la voce di Cesare Casella, il ragazzo liberato sull'Aspromonte. E' un collegamento telefonico con casa Casella, a Pavia. Cesare dice: «Siate forti, signori Tacchella». Poi si rivolge ai rapitori di Patrizia: «E' una bambina, trattatela meglio di me». E di nuovo a Patrizia: «Lo so, è difficile per una bambina di 8 anni. Ma coraggio». Un minuto di silenzio fondo. Poi i bambini cantano ancora. [g. m.]

Persone citate: Cara Patrizia, Cesare Casella, Patrizia Tacchella, Tacchella

Luoghi citati: Pavia, Tregnago, Verona