I bianchi puntano all'apartheid gentile di Renata Pisu

I bianchi puntano all'apartheid gentile I RISCHI DELLA SVOLTA I bianchi puntano all'apartheid gentile QUANDO Nelson Mandela uscirà di prigione dopo ventisette anni, troverà un Sud Africa per certi aspetti molto cambiato: l'apartheid ha infatti assunto in questi anni ut» volto più umano, le più odiose forme di segregazione sono sparite, nel senso che i negri possono andare nelle spiagge dei bianchi e che oggi c'è una classe media negra che ha conquistato un certo potere, se non altro quello di consumatori. Restano però ancora salde le roccheforti della grande apartheid delle quali non è previsto ancora lo smantellamento. Ma oggi, e questo Mandela deve averlo capito molto bene, il problema da risolvere non è tanto quello dell'apartheid ma del potere politico. Risolta questa fondamentale questione, l'apartheid sparirà da sola. O con qualche legge votata dalla maggioranza nera. Questo sperano i negri, questo temono i bianchi. Finora tutto si è svolto secondo la tabella di marcia stabilita da de Klerk cinque mesi fa, quando bianchi, colorati e indiani — due minoranze schiacciate tra bianchi e negri — andarono alle urne per eleggere i loro parlamenti . separati mentre . i ^negri, r85'per'cento delia popolazione che non ha diritto di ^ypto, espressero il loro, dissenso per la farsa elettorale. Eppure è stato il risultato di quelle elezioni, da de Klerk impostate come un referendum in cui chiedeva ai bianchi il mandato a cambiare la faccia del Sud Africa, che ha permesso che si arrivasse alla storica svolta di venerdì. Ora però comincia la parte più difficile: la tabella di marcia di de Klerk contempla ancora che bianchi e neri siedano insieme a un tavolo per trattare il futuro assetto del Paese. L'ostacolo insormontabile lungo la strada verso l'integrazione razziale è l'accettazione da parte dei bian chi del principio un uomo un voto che Nelson Mandela ha sempre sostenuto. Ma i bianchi sostengono che questo porterebbe allo sfacelo del l'economia di questo Paese dell'Africa Australe che, co me amano ripetere gli industriali di Johannesburg, l'unica zona industrializzata a Sud di Milano. Questa è la grande paura dei bianchi che non intendono nemmeno sentir parlare di affidare i loro interessi di gruppo a mani che non siano bianche. Così quello che i bianchi considerano oggi doveroso e inevitabile concedere è dividere parzialmente il potere con i negri in base ai diritti dei singoli gruppi, in modo che ogni gruppo razziale possa decidere dei propri interessi autonomamente. In altre parole il Sud Africa dovrebbe avviarsi a un sistema di parlamenti eguali ma distinti che legiferano su base locale e si coordinano per le questioni di interesse nazionale. Ma prima di arrivare a discutere di una soluzione del genere che la maggioranza negra esclude a priori, i rappresentanti dei vari gruppi razziali e politici devono sedersi assieme al tavolo dei negoziati, cosa che si presenta assai difficile perché stanno venendo alla luce profonde divergenze tra l'ala moderata dell'African National Congress e quella più estremista che non riconosce il carisma di Mandela che giudica ormai troppo disposto al compromesso. La pretesa dell'African National Congress di essere considerato l'unico rappresentante dei negri nella loro battaglia per la liberazione, è inoltre contestata dal Capo Buthulezi che rappresenta gli zulù, una delle etnie più forti e progredite. E ancora ci si domanda , che posizione assumeranno in vista delle trattative personalità religiose come Tutu e Boesak. E si placheranno o invece si esalteranno le rivalità tribali? de Klerk è riuscito a arrivare fino alla vigilia dei negoziati instaurando un clima che ispira forse troppo ottimismo, sia in Sud Africa sia all'estero perché resta da verificare quanto questo clima corrisponda alla realtà negra del Paese. Finora sembra aver contato molto sulla maturità politica dei negri. 0 forse soltanto su quella di Mandela al quale sta oggi il compito di prendere l'iniziativa e dimostrare di essere davvero il «facilitatore», come si è autodefinito tre anni fa. La sua tabella di marcia non può essere comunque precisa e veloce come quella di de Klerk che ha disfatto un sistema. Mandela invece dovrebbe far nascere un nuovo Sud Africa. E' logico che si prevedano tempi molto lunghi e duri conflitti. Renata Pisu isu |

Persone citate: African, Boesak, Nelson Mandela, Tutu

Luoghi citati: Africa Australe, Mandela, Milano, Sud Africa