Craxi: legge sulla droga o guai

Craxi: legge sulla droga o guai Il segretario del psi sollecita il governo ad affrettare Tesarne del provvedimento Craxi: legge sulla droga o guai Spadolini: «C'è il rischio di elezioni» ROMA. Uno dei tanti nodi che potrebbe mettere in crisi la maggioranza di governo è venuto al pettine. Ieri il segretario del psi, Bettino Craxi, ha lanciato un ultimatum ai partiti di governo chiedendo l'approvazione in tempi rapidi della nuova legge sulla droga all'esame del Parlamento. E' l'ultima conferma che le prossime settimane nasconderanno più di un'insidia per la tenuta della maggioranza. Non a caso si moltiplicano i gridi di allarme sul rischio di elezioni anticipate: ieri anche il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, e il segretario del pri, Giorgio La Malfa, hanno messo in guardia da questo pericolo, mentre l'exvicesegretario della de, Guido Bodrato, ha detto senza mezzi termini che crisi di governo e interruzione della legislatura potrebbero rivelarsi «previsioni fondate» se non ci sarà un «chiarimento nella de». Craxi ha comunicato la sua impazienza sulla questione droga in una lettera di sette cartelle recapitata a tutti i deputati socialisti. Un lungo elenco di ragioni per dimostrare che ormai i tempi del confronto parlamentare si sono esauriti e c'è la necessità improcrastinabile di legiferare. Il segretario socialista se la prende anche con quei parlamentari della maggioranza che insieme all'apposizione, pei e radicali, puntano a bloccare la legge (tra questi l'ex-presidente del Con- siglio Giovanni Goria). E per essere più convincente invia un messaggio esplicito a tutti i partiti della coalizione: «La maggioranza parlamentare — scrive Craxi ai deputati del suo partito — affronta una prova decisiva e debbo ritenere che ne sia perfettamente consapevole in tutte le sue componenti politiche. Deve dimostrare di saper giungere, senza ulteriori ed inammissibili ritardi, ad una decisione definitiva». La legge sulla droga (insieme ad altri provvedimenti tra i quali innanzitutto l'anti-trust per l'informazione) diventa, quindi, un banco di prova decisivo per il governo. Le previsioni non sono di certo rosee. In un'altalena interminabile si in¬ seguono dichiarazioni preoccupate e distensive. Ma che la situazione rischi di arrivare improvvisamente al limite di rottura è una sensazione generale. Dopo Arnaldo Forlani, ieri, è stato il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, a vedere dietro l'angolo il pericolo di un'interruzione traumatica della legislatura. «Il rischio esiste — ha detto intervenendo al consiglio nazionale del pri — nonostante tutte le smentite e le controsmentire: il travaglio interno dei partiti si riflette sulla vita, già difficile e in molti casi stentata, della coalizione». Tutte le previsioni sono legate alla soluzione di due ordini di problemi: uno programmatico all'interno del governo; il se¬ condo, invece, riguarda gli equilibri interni democristiani, messi sottosopra dal passagio della sinistra all'opposizione. A verificare la tenuta del governo ci penserà nelle prossime settimane un «vertice» dei segretari della maggioranza (ieri sono tornati a chiederlo a gran voce Giorgio La Malfa e Antonio Cariglia e il presidente dimissionario della de, Ciriaco De Mita). Nella riunione dovrà essere risolto il «gap» programmatico del governo di cui continuano a lamentarsi i repubblicani. L'altra nota dolente è lo scontro interno alla de che è ben lontano da una soluzione (difficilmente nel prossimo consiglio nazionale in programma il 12-13 febbraio la sinistra tornerà sulle sue decisioni). Anzi, più passano i giorni e più i toni della polemica si fanno pesanti. Bodrato, ad esempio, non nega le ripercussioni negative che le divisioni della de potrebbero avere sul governo. «Se la risposta alle nostre preoccupazioni fosse inadeguata—spiega in un'intervista — ci sarebbe sì una crisi». E a quel punto il rischio di elezioni anticipate diventerebbe enorme. E la questione diventa, come avviene su tutto di questi tempi nella de, argomento di polemica con l'altra-dc. Forlani, che aveva accusato la settimana scorsa la sinistra di puntare a quella prospettiva, torna a ripetere: «La predica contro il rischio di elezioni è del tutto stonata quando viene da chi razzola per far scontrare de e psi». Su un punto, comunque, Forlani e Bodrato sono d'accordo: le elezioni premierebbero il pei. Il segretario de lo ha detto giorni fa suscitando un vespaio di polemiche, Bodrato è tornato a ripeterlo ieri: «Sarebbe un buon argomento di mobilitazione del partito». Di certo c'è, comunque, che il pei non le teme come qualche mese fa. I dirigenti comunisti contano di non perdere voti e un sondaggio che circola a Botteghe Oscure, confermerebbe questa impressione: la de rimarrebbe sul 33-32%, il pei sul 27%, il psi si attesterebbe tran 14 e il 15%. Augusto Minzolf ni Giovanni Spadolini

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