LA RUSSIA HA PERSO LA GUERRA di Sergio Romano

LA RUSSIA HA PERSO LA GUERRA DALLA PRIMA PAGINA LA RUSSIA HA PERSO LA GUERRA stato con la seconda guerra mondiale. L'immagine della guerra perduta potrà parere esagerata e letteraria. Credo invece che sia perfettamente calzante. In un libro che apparirà fra qualche giorno presso Rizzoli («Il collasso»), Saverio Vertone ricorda che negli Anni Gnquanta e Sessanta Krusciov non perdeva occasione per assicurare i sovietici che il socialismo avrebbe «sepolto» il capitalismo nel giro di una generazione. Che cosa erano quei propositi se non una dichiarazione di guerra? Non v'è stato scontro di eserciti sul terreno dell'Europa negli ultimi quarantanni, ma fra i due sistemi vi è stata guerra. Si sono combattuti ideologicamente proclamando l'inevitabile vittoria delle loro rispettive filosofie. Si sono combattuti economicamente nel Terzo Mondo e militarmente in alcune zone periferiche dei loro rispettivi schieramenti imperiali: Corea, Cuba, Vietnam, Nicaragua, Afghanistan, Angola. Si sono combattuti mettendo in campo armi sempre più numerose, micidiali e costose che non avevano altro scopo fuor che quello d'intimidire e destabilizzare l'avversario. Come i ragazzi delle periferie americane anche i due blocchi hanno giocato una sorta di gigantesco «chicken». In America si chiama così il gioco, descritto in un famoso film con James Dean, in cui due ragazzi lanciano le loro automobili verso un precipizio. Perde e diventa «chicken» (pollo, cioè codardo), quello che abbandona la sua macchina per primo. Uno storico inglese, John Kennedy, sostiene che gli imperi decadono quando spendono per la propria difesa somme superiori alle loro effettive capacità economiche. Può darsi, come sostiene MacNamara, che anche l'America di Reagan stese avvicinandosi pericolosamente al punto in cui le spese militari avrebbero provocato il collasso economico del Paese. Ma è l'Unione Sovietica che si è vista costretta ad abbandonare la gara per prima. E' l'Unione Sovietica che ha perduto la più lunga e la più anomala delle guerre che si sono combattute sul continente europeo dopo quella dei trent'anni. Se l'immagine della guerra perduta è valida e se il confronto con il 1918 è calzante, due considerazioni s'impongono. In primo luogo la proposta di Modrow è irrilevante quanto l'armistizio proposto da Ludendorff nel settembre del 1918. Che l'Unione Sovietica, do po avere perduto la guerra dei qua rant'anni, aspiri a utilizzare un pegno politico-militare della seconda guerra mondiale per influire, come accadrebbe se la Germania divenis se neutrale, sul futuro dell'Alleanza Atlantica e della Comunità economica europea, è assurdo. Ma occorrerà evitare — ed è la seconda considerazione — che la guerra termini, come nel 1918, con una cattiva pace. Pochi mesi dopo l'armistizio del novembre la Germania divenne una sorta di deserto politico attraversato da corpi franchi, movimenti secessionisti, jacqueries operaie, assassini politici e terroristi. Qualche anno dopo le umiliazioni e le frustrazioni del 1919 divennero il terreno ideale per la tragica avventura di Hitler. L'Urss non può costringerci ad accettare ciò che avrebbe potuto proporre quando le sorti della guerra non erano ancora decise. Ma può chiedere, nell'interesse delia paceche la riunificazione tedesca non ignori gli interessi della sua sicurez za. Le sorri della Germania concer nono in primo luogo il popolo te desco e in seconde luogo gli alleatoccidentali della Repubblica fede rale. Ma nulla vieta che nella Germania unita di domani il territorio che oggi corrisponde alla Repubblica Democratica Tedesca venga assoggettato a particolari servitù militari e sottoposto a speciali con trolli internazionali. Se gli occiden tali accettassero le proposte di Modrow perderebbero al tavolo dellpace una guerra vinta. Se non tenessero conto delle esigenze sovie tiche rischierebbero di prepararecon una cattiva pace, i conflitti ddomani. Sergio Romano

Persone citate: Hitler, James Dean, John Kennedy, Krusciov, Ludendorff, Modrow, Reagan, Saverio Vertone