Voci di rilascio anche per Celadon

Voci di rilascio anche per Celadon Dopo Casella, forse sta per finire la prigionia di 2 anni del giovane vicentino Voci di rilascio anche per Celadon //padre del ragazzo rapito: silenzio stampa VICENZA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il ritorno di Cesare Casella ha portato gioia a Pavia, speranze inattese nella villa di Carlo Celadon ad Arzignano, l'altro giovane prigioniero da più di due anni dell'Anonima Sequestri. La sua famiglia è ih stato di all'erta. Paura, tensione e la sensazione che qualcosa stia per succedere. Perché negli ultimi giorni si è forse riallacciato un contatto perso da mesi. I segnali? Molti: l'improvviso silenzio del padre, l'industriale conciario Candido Celadon, l'atmosfera di attesa tra chi è vicino alla famiglia e le dichiarazioni del vescovo di Pavia («Chi mi ha annunciato la liberazione di Cesare ha detto che ora è il momento di Carlo Celadon»). Ma anche una ripresa negli incontri e negli spostamenti dei magistrati, che questa volta, dietro i «no comment» sembrano finalmente nascondere qualche cosa di solido. Da Locri, negli ultimi giorni, le voci sono un coro: il giovane di Arzignano è ancora vivo ed è stato ceduto ad un'altra banda. Le trattative interrotte dal settembre scorso? Carabinieri e inquirenti parlano di difficoltà di collegamento tra la banda e la famiglia, di coincidenze sfortunate. Poi il ritorno di Cesare Casella. E in poche ore, dopo due anni e otto giorni d'attesa anche il padre di Carlo sente che può essere il momento. La prima conferma dalle parole di mons. Giovanni Volta: «Una persona molto attendibile mi aveva confidato che Casella era vivo e sarebbe stato presto rilasciato — dice a sorpresa giovedì a Pavia —. E che lo stesso dovrebbe avvenire per Celadon». Nella villa sopra Arzignano, un sorriso e un sospiro insieme: «Magari fosse vero — dicono — Ma per ora non abbiamo nessun elemento a sostegno di queste dichiarazioni. Né in questi giorni ci sono stati nuovi contatti con i sequestratori. Aspettiamo una novità che ancora non arriva». Gianni Celadon, fratello di Carlo, è prudente. E già rimasto deluso un anno fa, quando con la sorella pagò su una piazzola dell'autostrada, in Calabria, i 5 miliardi di riscatto richiesti. Per niente: l'ostaggio non torna e i banditi chiedono altri cinque miliardi. «In fondo se sta bene Cesare Casella dopo due anni di prigionia, possiamo sperare che sia lo stesso anche per Carlo — dice — Ma è da tanto tempo che non sappiamo più niente, non era mai passato un periodo così lungo senza segnali. I contatti con la banda li avevamo ripresi, io e mio padre siamo stati altre volte in Aspromonte senza che lo sapesse nessuno. Adesso è una questione di fiducia: abbiamo pagato una volta, ci hanno imbrogliato. Ora vogliamo uno scambio diretto, alla pari». Ma il legame invisibile che tiene uniti 1 due sequestri continua. A partire da quelle date tanto vicine, il 18 gennaio dell'88 per Casella e il 25 per Celadon, da cui inizia la loro detenzione. Fino alle parole di Cesare Casella: «E' venuto a trovarmi il padre di Carlo Cela don. Mi piacerebbe tanto che potesse trovare quella soddisfazione che hanno avuto ieri i miei genitori. E poi Carlo Celadon è per me un terzo fratello, anche se non l'ho conosciuto». Due anni di prigionia quasi in comune, le stesse paure, gli stessi pensieri. Una delle ipotesi tra i magistrati è che a sequestrare i due ragazzi siano state addirittura le stesse persone. E che in tempi diversi siano passati anche dagli stessi nascon digli. Insomma, un terzo fratel 10 che forse gli è stato più vici no di quanto non creda. Mentre 11 padre Candido era sempre più stanco e sconfortato. Almeno fino a martedì scorso: Cesare Casella forse è tornato anche per lui. Alessandro Mognon

Luoghi citati: Arzignano, Calabria, Locri, Pavia, Vicenza