Polemiche a Locri di F. 1.1.

Polemiche a Locri Polemiche a Locri / magistrati: «E' stato un errore farlo tornare subito a casa» LOCRI DAL NOSTRO INVIATO Il procuratore Rocco Lombardo ha pochi dubbi. «Così non va. Bisogna che qualcosa cambi nelle norme che regolano le indagini sui sequestri». Il capo della Procura di Locri è reduce da un summit a Reggio Calabria, un'occasione che è servita per «fare il punto delle indagini sugli altri sequestri». Al vertice, diretto dal procuratore generale Falzea, hanno partecipato i responsabili degli uffici giudiziari di Palmi e Reggio Calabria, Agostino Cordova e Giuliano Gaeta. I magistrati hanno deciso di proporre a Vassalli alcuni correttivi delle norme in vigore. Quella della competenza territoriale del giudice della città dove viene compiuto il rapimento, per esempio, «va cambiata. Ma va modificata anche quella sulla commissione del reato e il conseguente ingiusto profitto — dice Rocco Lombardo —. Chiederemo che la legge preveda il divieto a chiunque di pagare la somma richiesta per il riscatto e stabilisca la nullità di qualsiasi vendita o disposizione bancaria dei familiari del rapito». Perché è importante la proposta? «Si risolverebbe il problema della scelta tra linea morbida e dura, attualmente affidato alla discrezione dei giudici». Ma i magistrati calabresi chiederanno anche norme che consentano di aggirare uno degli ostacoli principali allo svolgimento delle indagini: l'omertà. «Si potrebbe — aggiunge il procuratore di Locri — prevedere una pena per chi è a conoscenza del reato di sequestro consumato o di atti preparatori e non li denuncia. Una norma così esiste già nel codice e riguarda i reati contro lo Stato». C'è una vena polemica nell'iniziativa di ieri? Di certo sono insoddisfatti e amareggiati per essere stati «tagliati fuori, ignorati dai colleghi di Pavia». «Basti pensare che non siamo neppure citati nel comunicato congiunto della Procura di Milano e del giudice Calia». Più preciso lo sfogo di Lombardo sulla decisione di fare partire subito Casella da Locri. «Abbiamo posto—dice — alcuni quesiti al ragazzo, ci ha dato risposte precise. Ora il suo interrogatorio riprenderà a migliaia di chilometri da qui. Non mi pare produttivo per le indagini». La polemica ha provocato u.i botta e risposta a distanza. Ai microfoni del Tg, Calia, da Pavia, ribatte duro e, a proposito di alcune notizie circolate sulle «stranezze» del rilascio di Cesare Casella, dice: «C'è chi dovrebbe star zitto perché non sa le cose». La polemica, si sa, non aiuta a capire le cose e genera veleni. Così sulla liberazione di Cesare sta fiorendo un'aneddotica che va dalla «trattativa segreta» parallela alle indagini all'intervento dei servizi di sicurezza. Non è frutto di fantasia, però, la notizia che Giuseppe Strangio, il boss di San Luca catturato, da 25 giorni si trova nuovamente nel carcere di Locri. Perché è stato trasferito da Voghera, dov'era stato portato dopo la cattura? L'ipotesi più immediata è che Strangio si sia deciso a collaborare. Ma tutti smentiscono e forse a ragione. Il boss, infatti, potrebbe essere un collaboratore involontario, riportato a Locri per essere «sfruttato». Come? Messo in condizioni di lanciare messaggi ai complici, ma controllato, senza saperlo avrebbe fornito ai carabinieri particolari utilissimi, portando alla liberazione di Cesare. [f. 1.1.]

Persone citate: Agostino Cordova, Calia, Cesare Casella, Giuliano Gaeta, Giuseppe Strangio, Rocco Lombardo, Strangio, Vassalli