L'auto? Un oggetto d'arte
L'auto? Un oggetto d'arte Nel Centre Pompidou una mostra onora i carrozzieri italiani e la loro lunga storia di creatività L'auto? Un oggetto d'arte Dodici prototipi che paiono sculture FARIGI. E' stata inaugurata ieri a Parigi dal presidente Cossiga la mostra «Les Maitres della carrosserie italienne», significativo riconoscimento di quella storia composita vissuta da oltre settanta entità chiamate «carrozzieri». L'esposizione dei grandi maestri della Carrozzeria Italiana, organizzata dall'Istituto per il Commercio Estero, porta per la prima volta l'automobile nel tempio dell'arte del Centre Pompidou, in un percorso cronologico di vetrine che illustrano le tappe più significative intorno a quattro cilindri dedicati a Bertone, Giugiaro, Michelotti e Pininfarina, con 12 vetture eccezionali, rigorosi esemplari unici. Dall'imitazione della carrozza a cavalli all'imitazione dell'aeroplano, dallo stile al design, la forma del più importante mezzo di trasporto personale dell'ultimo secolo ha giocato un ruolo tecnico ed estetico essenziale per il suo sviluppo, anche se spesso la riflessione si è sof¬ fermata più sui significati del simbolo che non sulla funzione sociale vera e propria. Ma quando nasce questa figura così ricca di significati chiamata, oggi spesso erroneamente, «carrozziere»? Gli storici collocano l'anno zero della carrozzeria moderna agli inizi dell'800, quando l'aumento della mobilità richiede un sempre maggior utilizzo di carrozze a trazione animale. Qui si hanno i primi scorci di industriai design: il carrozziere elabora un proprio catalogo e il cliente sceglie il modello preferito. Dopo il periodo collettivo del treno, l'automobile riporta al trasporto personale aggiungendovi il piacere di guidare in prima persona il mezzo. Al mito della velocità si aggiunge quello dell'eleganza e 1 carrozzieri italiani trovano negli anni fra il 1925 ed il 1935 un felice momento di convergenza fra scienza, tecnica ed arte. E' il periodo dei Castagna, dei Sala, dei Fratelli Farina. Radiatore, fari, parafanghi sono i vincoli più grandi, mentre la lunghezza del cofano traduce agli occhi di tutti potenza e velocità. Il vocabolario dei carrozzieri è il francese, la collocazione geografica raramente si allontana da Torino o Milano, concorrendo alla formazione di quel sostrato culturale che farà di Torino la capitale riconosciuta dal design. Il boom aeronautico degli Anni 30 fa diventare il vento un motivo di rinnovamento stilistico dell'automobile: la Fiat «6 C 1500» disegnata da Mario Revelli di Beaumont abbassa il suo pianale: non si sale più in macchina, ci si siede dentro. Nel dopoguerra, la carrozzeria italiana si vota interamente ai canoni delibala spessa», una linea che congloba parafanghi e cofano. Il grande maestro diventa «Pinin» Farina. Verso la metà degli Anni 50 nasce in Europa la rivoluzione tecnico-produttiva dell'abolizione del telaio come conse¬ guenza della carrozzeria portante. I carrozzieri italiani vengono così privati dei telai da carrozzare, molti spariscono, altri trovano gli elementi per una svolta che li porterà con successo ai giorni nostri. «Carrozziere» è oggi un termine che non riflette più le variegate attività di nomi quali Bertone, Pininfarina o Italdesign, complesse realtà che disegnano, progettano, realizzano sofisticate concept-car funzionanti, sintesi diverse di una cultura della carrozzeria arroccata sul polo torinese. Si è quasi completamente compiuta, ed esempi recenti quale quello dell'Idea Institute lo confermano, quella transizione da carrozzeria a società di servizi ca- {>ace di coprire l'intero flusso di avoro legato alla gestazione di un nuovo modello. La «linea italiana» è sulla scena mondiale da quarant'anni: mai un movimento artistico è durato tanto. Roberto Piatti
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