Italia-Resto d'Europa 1-1 di Curzio Maltese

Italia-Resto d'Europa 1-1 Ieri a Stoccolma, Matarrese ha posto steccati alla libera circolazione dei calciatori Italia-Resto d'Europa 1-1 Dal '93 non ci sarà limite al tesseramento di stranieri nell'ambito della Cee Ma solo tre potranno giocare contemporaneamente, e la norma è limitata alla A STOCCOLMA DAL NOSTRO INVIATO Italia-Resto d'Europa 1-1. E' il risultato della partita giocata dai presidenti delle federazioni dell'area Cee sulla libera circolazione dei calciatori stranieri nell'Europa del '93. E' passata la proposta di Neuberger, presidente tedesco, sintetizzabile nella formula «tre più due»: dal 1° gennaio '93 le società dei dodici paesi comunitari potranno schierare in campionato tre stranieri a partita, più due assimilati. E fin qui nulla di nuovo: il «tre più due», adottato in pieno nella bozza d'accordo firmata l'anno scorso dal presidente Uefa Georges e dal commissario Cee Delors, era parsa subito la soluzione più ragionevole. La rissa si era scatenata su altri tre punti fondamentali: 1) la libertà di ingaggiare un numero illimitato di stranieri dell'area Cee in aggiunta ai tre consentiti per poi utilizzarli anche a rotazione; 2) l'estensione della facoltà alle serie minori, B e C italiana per esempio; 3) la definizione di «assimilati». E qui s'è giocata la vera partita di Stoccolma, durata per la verità meno del previsto: dalle 14,30 alle 17, due tempi di un'ora ciascuno più la pausacaffè. Matarrese, solo contro tutti, ha iniziato male, cedendo sulla libertà di contratto: dal 10 gennaio '93 i club saranno padroni di ingaggiare e tesserare quanti calciatori Cee vogliono, in aggiunta ai tre stranieri consentiti. Berlusconi, per esempio, potrà tenersi i tre olandesi, comprarne un quarto per la coppa e magari un quinto e un sesto da utilizzare durante le lunghe degenze di Gullit e Van Basten. Le federazioni non potranno negare il tesseramento, pena gravi sanzioni da parte del governo di Bruxelles. E' un duro colpo per Matarrese, che nel documento da presentare il 6 marzo alla Cee ha voluto inserire in questo punto il «no» italiano (e portoghese). Matarrese, sulle altre due questioni, è però riuscito a pareggiare il conto. Ha scongiurato il pericolo di «assimilare» Maradona o Matthaeus, come voleva qualcuno. Si potranno considerare «assimilati» e quindi fuori dal contingente di tre, solo quei giocatori che a partire dal '93 e dall'età di 15 anni avranno giocato almeno cinque anni in Italia (o in qualsiasi altra nazione dei Dodici), dei quali tre nel settore giovanile. Insomma, se ne parla dopo il '98. Ma il vero successo italiano è rappresentato dal «muro» eretto intorno alle serie minori, B e C, che restano autarchiche, evitando un disastro economico dell'intero sistema calcistico italiano. Matarrese-Resto d'Europa dunque finisce in parità. E ora sarà la Cee, il 6 marzo a Bruxelles, a dire l'ultima parola. Ma non ci sono ragioni perché venga bocciata la proposta della comunità pallonara. Matarrese, ad ogni buon conto, ha chie- sto di allargare la consultazione anche alle altre venti federazioni dell'Uefa, ammantandola di propositi internazionalisti: «Non si può ignorare quel che accade all'Est, dove si svolgono rivoluzioni sociali che avranno sicure ripercussioni sul mercato europeo», fiutando possibili adesioni al protezionismo italiano. Alla fine del match, hanno vinto tutti: Matarrese, reduce da un napoleonico pomeriggio, cominciato col trionfo di Zurigo («Due arbitri per i Mondiali sono la dimostrazione del nostro peso e della stima di cui gode la nostra classe arbitrale all'estero») e chiuso col mezzo successo di Stoccolma, e anche Jacques Georges, che il 19 aprile concluderà il lungo regno, convinto di aver persuaso gli italiani: «Ci creano sempre problemi, ma stavolta non potevamo ripresentarci alla Cee senza uno straccio di proposta». Curzio Maltese Il presidente federale Matarrese