«Ruberti si dimetta»
«Ruberti si dimetta» Centinaia di delegati sono confluiti a Palermo da 115 facoltà occupate per preparare la manifestazione nazionale di sabato «Ruberti si dimetta» Gli studenti chiedono il ritiro del progetto di legge sull'Università I giovani di de, psi e CI accusano il pei: cerca di cavalcare la pantera PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la prova generale della manifestazione di sabato a Roma, gli universitari confluiti a Palermo da 115 delle 146 facoltà occupate in tutta Italia sono irremovibili. Chiedono le dimissioni del ministro Antonio Ruberti. Chiedono anche l'abrogazione dell'articolo 16, che istituisce il ministero dell'Università, per cui le singole facoltà potranno dotarsi di statuti autonomi se entro maggio non sarà stata approvata la legge organica. Altra richiesta è sul ritiro del progetto di legge di privatizzazione degli atenei firmato da Ruberti, che pure è disposto a modificarlo. Nell'aula magna di Ingegneria, ribattezzata «aula Tien An Men», si sono assiepati moltissimi studenti. E' stato impossibile cominciare l'assemblea. Il clima si è presto riscaldato, ed i giovani chiamati a presiedere l'assemblea si sono dimessi dopo non aver potuto mettere in votazione tre mozioni che prò- ponevano: l'apertura del dibattito, l'attività di comitati ristretti di facoltà e un corteo per le vie del centro. Allora ci si è rivolti al sindaco Orlando, che ha promesso una sedè. Forse oggi si andrà tutti alla fiera del Mediterraneo, nel padiglione riservato ai 4-5 mila partecipanti a concorsi pubblici. Ai 350 delegati giunti a Palermo da ogni parte d'Italia se ne sono aggiunti innumerevoli della città e dell'isola. Molta agitazione, ma senza violenza. Slogan urlati da un punto all'altro, cori scanditi a tutta voce. Si fa sentire l'assenza dei giovani de, dei ciellini e di quasi tutti quelli del psi. La dissociazione è accompagnata da dichiarazioni veementi: c'è chi parla di «strumentalizzazioni» del pei e chi del «tentativo comunista, ora che le cose vanno male, di cavalcare la tigre della contestazione giovanile». Il rettore Ignazio Melisenda Giambertoni è preoccupato. Sono sul sentiero di guerra anche impiegati, precari, associati e lettori. Il rettore ricorda che il Senato ha manifestato subito le sue ampie riserve sul progetto Ruberti. «Ora però la protesta può evolversi verso espressioni compatibili con la ripresa delle attività». Antonio Ravidà
Persone citate: Antonio Ravidà, Antonio Ruberti, Ruberti
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