Sugli ebrei russi tutti contro Shamir di F. A.
Sugli ebrei russi tutti contro Shamir ISRAELE I palestinesi a Mosca: «Non fateli partire». Gerusalemme: «Vivranno dove vorranno» Sugli ebrei russi tutti contro Shamir Urss e Usa d'accordo: «Non devono insediarsi nei Territori» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO una frase incauta, pronunciata due settimane fa dal premier, Yitzhak Shamir, in un circolo di veterani del suo partito Likud, ha sollevato contro Israele le critiche delle superpotenze e del mondo arabo e rischia di provocare la sospensione dell'emigrazione degli ebrei russi, Lunedì, un viceministro degli Esteri sovietico, Yuli Vorontsov, ha avvertito il rappresentante consolare israeliano, Arye Levin, che Mosca considera l'affermazione di Shamir che «una grande immigrazione necessita una grande terra d'Israele» come una minaccia ai palestinesi di Cisgiordania e di Gaza e alla pace nella regione. Anche a Washington un portavoce del Dipartimento di Stato ribadiva la contrarietà Usa a qualsiasi estensione delle colonie ebraiche nei territori occu¬ pati. La stessa preoccupazione è stata espressa da uno dei viceministri degli Esteri sovietico, Ghennadi Tarassov, durante il suo incontro di ieri a Tunisi con i dirigenti dell'Olp. Alcuni intellettuali palestinesi e kuwaitiani hanno addirittura inviato una petizione a Gorbaciov, esortandolo a non consentire l'esodo in Israele di ebrei russi. L'altro ieri Shamir e il ministro degli Esteri, Moshe Arens, hanno sostenuto che la «tempesta artificiale» è stata provocata da un «malinteso». Ma funzionari dell'agenzia ebraica esprimevano vivo timore sul futuro dell'immigrazione dall'Urss e ricordavano un precedente di cinque anni fa, quando una fuga di notizie mise fine anzitempo all'«operazione Mose», il ponte aereo con cui gli ebrei etiopici raggiunsero clandestinamente Israele via Sudan. Arens ha spiegato che il «malinteso» consiste nel fatto che «l'Urss non comprende che Israele è un Paese libero e che una volta scesi a Tel Aviv, i nuovi immigrati si recano dove meglio credono». Il ministro ha negato che il suo governo compia alcuno sforzo per insediarli nei Territori. Secondo stime ufficiali, solo l'un per cento dei 23 mila nuovi immigrati giunti in Israele nell'89 da tutto il mondo si è stabilito in Cisgiordania o a Ga7i. Quasi sempre, si trattava di riunificazioni familiari. Sono in tutto 300 mila, ha rivelato il viceministro degli Esteri, Benjamin Nethanyahu, gli ebrei russi che hanno già raccolto i documenti necessari ad espatriare. Quest'anno Israele ne attende l'arrivo di 40-100 mila. «Si tratta tuttavia di persone non motivate ideologicamente e con scarse conoscenze dell'ebraismo — ha spiegato un funzionario dell'a¬ genzia ebraica — e pertanto sono poco inclini a insediarsi nel la Giudea-Samaria, ossia in Cisgiordania. Nella gran parte preferiscono, invece, cercare una sistemazione nelle città principali del Paese: Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa». Nel frattempo, in Parlamento nove liste di destra e di sinistra hanno avanzato mozioni di sfiducia contro il governo, che hanno tuttavia scarse probabilità di essere accolte. Mentre da destra si sostiene che gli immigrati non ricevono sufficiente assistenza, da sinistra s'invocano le dimissioni di Shamir. Un deputato si è chiesto a che scopo egli abbia dapprima suggerito l'esistenza di un legame fra l'immigrazione ebraica e l'integrità territoriale della terra biblica d'Israele, per poi ripiegare di fronte alle critiche internazionali e «affannarsi a dimostrare che nei fatti tale legame non esiste». [f. a.]
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