Bonn: «Gorbaciov ha detto sì» di Alfredo Venturi

Bonn: «Gorbaciov ha detto sì» Dopo il nulla osta del capo del Cremlino alla futura riunifìcazione delle Germanie Bonn: «Gorbaciov ha detto sì» E assicura: la frontiera Nato resterà dov'è oggi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Parole incoraggianti, dice Helmut Kohl attraverso un portavoce, a proposito delle dichiarazioni di Gorbaciov sulla questione tedesca. La «Bild» dà prova di un pizzico di entusiasmo in più: Gorbaciov ha detto sì, titola a grandi caratteri in prima pagina il quotidiano di Amburgo: e il nome del presidente sovietico è stampato nei tre colori nazionali. Il ministro degli Esteri Genscher rende omaggio al realismo del capo del Cremlino, che ha saputo interpretare la volontà popolare in materia di unità tedesca, preoccupandosi di collocare l'evoluzione in un quadro di stabilità. Dai ranghi dell'opposizione Egon Bahr, esperto socialdemocratico di relazioni Est-Ovest, dice che in fatto di unità tedesca non si parla più del se, ma del quando. La maggior parte dei commentatori registra la caduta, con il veto sovietico, dell'ultimo ostacolo di principio sulla strada della riunificazione. Si apre ora una fase molto delicata: quella che dovrà determinare le forme del processo unitario e del suo risultato finale, una sola Germania. Per quanto innovativa, l'apertura di Gorbaciov non è stata incondizionata, il presidente sovietico ha parlato di condizioni e ha chiesto garanzie. A parte il quadro internazionale, la prospettiva unitaria è vista in modo differente anche dai più diretti interessati. Anche se rispetto al passato c'è un'importante novità da registrare: quello che fino a non molto tempo fa era un terreno di caccia esclusivo della destra, oggi è una tematica comune all'intero spettro politico. Con la sola eccezione dei Verdi, ancora fedeli all'idea di due distinti Stati tedeschi, tutte le forze politiche sono ormai con varie accentuazioni tendenzialmente unitarie. Ci sono invece profonde differenze, come dicevamo, riguardo al come. L'improvvisa trasformazione di quello che era un miraggio in concreto progetto politico ha fatto sì che emergesse una quantità di opzioni diverse. Sono almeno tre i problemi principali sul tappeto. Il primo riguarda la forma istituzionale verso la quale puntare: quale grado di unità è auspicabile, quale il meglio adattabile ai vincoli internazionali? A Berlino Est i dirigenti provvisori dell'altra Germania parlano di confederazione: cioè di un sistema che salverebbe l'esistenza di due distinte entità statuali, ognuna delle quali potrebbe così rimanere incernierata nella sua alleanza. Nel suo decalogo verso l'unità, Kohl parla di strutture confederali, ma considera questa trovata nient'altro che lo strumento iniziale per procedere verso una federazione, cioè verso un unico Stato. In questo caso, ecco il secondo problema: che cosa ne sarà dell'appartenenza dei due Stati tedeschi di oggi alle rispettive alleanze? Genscher avverte: non è pensabile di spostare la frontiera atlantica lungo il confine polacco, Varsavia e Mosca non l'accetterebbero mai. Dunque il territorio dell'attuale Repubblica Democratica resterebbe fuori dagli ambiti difensivi della Nato. Ma i sovietici accetteranno che vi resti dentro il territorio federale? Non chiederanno in cambio dell'unità, come già fece Stalin, la neutralizzazione dell'intera Germania? Terzo problema, quello dei limiti territoriali del futuro Stato tedesco unitario. Sembra ovvio che esso sarà la somma dei territori dei due Stati di oggi. Ma non è affatto ovvio per la destra, per esempio i Republikaner, ma anche la parte più nazional-conservatrice delle Unioni cristiane; né per le organizzazioni dei profughi dalla Slesia e dalle altre province ex tedesche rimaste dopo la guerra oltre la linea Oder-Neisse. Costoro sognano la Germania entro i confini del 1937, e poiché il loro peso elettorale è enorme, questa pressione nazionalistica ha impedito finora a Kohl di dire in materia una parola chiara. Eppure, sottolineavano ieri alcuni commentatori, una solenna rinuncia alle province orientali è necessaria, se si vogliono realizzare le nuove prospettive aperte dalle parole di Gorbaciov. Alfredo Venturi

Persone citate: Egon Bahr, Gorbaciov, Helmut Kohl, Kohl, Stalin

Luoghi citati: Amburgo, Berlino Est, Germania, Mosca, Slesia, Varsavia