«Disarmo dell'Europa» di Ennio Caretto
«Disarmo dell'Europa» Mosca: via le truppe della Nato e del Patto di Varsavia «Disarmo dell'Europa» «Si risolverebbe anche il problema del rapporto tra le due Germanie» Disagio alla Casa Bianca per il piano proposto da Oleg Grinevsky WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In un'intervista al Washington Post, il negoziatore sovietico a Vienna sul disarmo convenzionale, Oleg Grinevsky, ha proposto il ritiro di tutte le truppe straniere dai Paesi della Nato e del Patto di Varsavia entro il '95. Dovrebbero andarsene dall'Europa Centrale, ha detto l'ambasciatore, non solo le forze annate sovietiche e americane, ma anche, per esempio, quelle canadesi e inglesi. Grinevsky ha affermato che un accordo del genere, stipulato nell'ambito della Conferenza di Helsinki, ossia di tutte le nazioni europee, anche neutrali, più le superpotenze e il Canada, consentirebbe di risolvere altresì il problema tedesco. «La riunificaziono delle due Germanie è inevitabile — ha dichiarato l'ambasciatore —. Si tratta di vedere come realizzarla e quando». Il nuovo piano sovietico ha suscitato disagio a Washington per tre motivi. La Casa Bianca lo considera in parte un espediente dell'Urss per ritardare e limitare al massimo il ritiro unilaterale delle sue truppe chiesto dall'Ungheria e dalla Cecoslovacchia. Teme inoltre che esso intensifichi le spinte del Congresso per il richiamo di almeno 100 mila soldati americani dall'Europa entro un bien¬ nio. Infine non esclude che rafforzi i gruppi di Bonn che vedono nella smobilitazione delle forze armate tedesche, se non nella neutralità, il miglior veicolo per l'unificazione delle due Germanie. Washington ha però rifiutato commenti, dicendo di voler attendere la presentazione ufficiale del nuovo piano sovietico a Vienna. Nell'intervista al Washington Post, Grinevsky ha ammesso che la richiesta dell'Ungheria e della Cecoslovacchia che l'Urss sgomberi i loro territori «suscita interrogativi delicati». L'ambasciatore ha osservato che in una fase di difficile transizione in Europa come l'attuale, un grave squilibrio tra le forze della Nato e del Patto di Varsavia creerebbe nuove tensioni. Ha aggiunto che la presenza delle truppe sovietiche nella Germania dell'Est, in particolare, è anche nell'interesse dell'Occidente, perché frena la corsa alla riunificazione con la Germania dell'Ovest. Grinevsky ha ribadito che «la soluzione più equa» alle trattative di disarmo convenzionale in corso a Vienna sarebbe la parità assoluto dello forze tra i due blocchi, 300 mila sovietici, 300 mila americani, canadesi e inglesi. Il Washington Post ha commentato che, qualsiasi cosa succeda del nuovo piano dell'Urss, gli Usa rischiano adesso di non poter più raggiungere il loro obiettivo ridotto, di tagliare le loro truppe di soli 30 mila uomini, il 10 per cento, e di fare tagliare quelle sovietiche di 325 mila uomini, il 55 per cento, in modo da scendere al livello di 275 mila uomini per parte. Il quotidiano ha sottolineato che gli alleati della Nato incominciano a dare chiari segni di impazienza e a programmare riduzioni anche delle loro truppe; mentre quelli dell'Urss nel Patto di Varsavia, come l'Ungheria, insistono che il disarmo deve essere molto più drastico di quello sotto esame. La Casa Bianca è convinta che Grinevsky abbia fatto scoppiare la bomba adesso perché a febbraio si svolgeranno alcune cruciali riunioni Est -Ovest. La prima è quella tra il segretario di Stato americano Baker e il ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze a Mosca il 6 e 7. La seconda è la conferenza sui cieli aperti di Ottawa il 12 e 13, ossia sui voli di sorveglianza dei due blocchi sui reciproci territori. La terza è la visita del presidente cecoslovacco Havel al Cremlino e a Washington nelle prossime settimane: Havel proporrà un altro vertice tra Bush e Gorbaciov oltre a quello di giugno negli Stati Uniti proprio per il graduale passaggio della Nato e del Patto di Varsavia da alleanze militari ad alleanze politiche. Un altro obiettivo dei sovietici, secondo la Casa Bianca, potrebbe essere il bilancio Usa del '91. Il bilancio verrà sottoposto oggi al Congresso, ed è già stato messo sotto accusa dai democratici. Per quanto riguarda il Pentagono, in particolare, aumenta leggermente le spese in termini monetari, a 292 miliardi di dollari, ma le riduce in termini reali, cioè tenuto conto dell'inflazione, circa il 2 per cento. I democratici affermano che è ancora impostato sul riarmo: per esempio, contiene nuovi fondi per le guerre stellari, che a loro parere devono invece essere devoluti a riforme sociali. Il ministro del Bilancio Darman ha perorato questi e altri stanziamenti sostenendo che la situazione nell'Est europeo è ancora troppo incerta, e che altre nazioni oltre l'Urss stanno diventando potenze nucleari. Dallo scontro tra la Casa Bianca e il Congresso potrebbe uscire sconfitta l'Europa occidentale: i democratici potrebbero imporsi sul presidente, e decretare un massiccio ritiro delle truppe americane. Stando al Washington Post, in questo caso non tutto il male verrebbe per nuocere: l'Urss a quel punto non potrebbe rifiutarsi di ritirare a sua volta buona parte del suoi soldati. Ennio Caretto
Persone citate: Baker, Bush, Darman, Gorbaciov, Havel, Oleg Grinevsky, Oleg Grinevsky Washington, Shevardnadze
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