Barbara Stanwyck, fiamma del peccato

Barbara Stanwyck, fiamma del peccato La grande attrice è morta a 82 anni in una clinica di Los Angeles a causa di una crisi cardiaca Barbara Stanwyck, fiamma del peccato Non ha mai preso un Oscar vero (solo uno alla carriera) LOS ANGELES. L'attrice Barbara Stanwyck è morta a 82 anni per una crisi cardiaca. Era ricoverata in una clinica di Los Angeles, la città in cui viveva. Era nata a Brooklyn il 16 luglio del 1907. Lascia un figlio adottivo, Dion. Barbara Stanwyck non è mai stata bella né simpatica. Era il cinema, forse, a volerla così. Aveva un brutto profilo, un po' schiacciato, e quando nei film i divi se ne innamoravano fino alla passione ci si chiedeva perché. Hollywood poi preferiva darle parti di angelo cattivo per amor di cattiveria. In quelle parti era pencta, e si usciva dal cinema odiandola. Era nata a Brooklyn, e le fotografìe della sua squallida casa natale fanno venire i brividi. Venne battezzata Ruby dai genitori, cattolici irlandesi, che la lasciarono orfana quando aveva quattro anni. Chiamava «mamma» le suore dello squallido orfanotrofio in cui venne rinchiusa. Sognava di diventare ricchissima e trovare la pace nel denaro. Divenne ricchissima e trovò la pace nel conto in banca, anche se il cinema ci insegna a pensare il contrario. Per trovare la pace, ma soprattutto la cena quotidiana, incominciò come telefonista e si adattò a mille altri lavori. Poi fece la ballerina di fila in anni durissimi in cui la differenza fra una ballerina e una prostituta, a volte, era nel fatto che le ballerine sapevano anche ballare. Tempi duri: fu anche aggredita da un pazzo che tentò di pugnalarla e la scampò per miracolo. Arrivò a Hollywood come cascatrice, tentò di trasformarsi in attrice e, siccome non era bella, s'industriò a diventare brava. Anzi, bravissima. Girò il primo film nel 1929, e dopo pochi anni era già «The Queen», la regina. Ottantotto film girati da protagonista significano una filmografia sterminata, di cui solo una parte è arrivata da noi. I più assidui del video forse ricordano che nell'83 Canale 5 le dedicò un ciclo di sette film. La Stanwyck aveva abbandonato il cinema nel '70, ma Hollywood si era ricordata di lei l'anno precedente dandole un Oscar di scuse, intitolato alla carriera. Era il primo Osca* della sua vita, dopo quattro nomination andate a vuoto. Aveva settantacinque anni. Il video ce la mostrò truccata a festa, vestita di colori pazzi, rosa o fucsia, i colori di un fantasma al neon. L'abbiamo poi rivista, a distanza di poche settimane, nello sceneggiatone «Uccelli di rovo». Faceva Mary Carson, l'imperiosa nonna di Meggie, la ragazza innamorata di padre Ralph de Bricassart. Un'interpretazione piena di cerone in faccia, convenzionale e robotica, come il brutto sceneggiato pretendeva. Le platee della tv l'avevano seguita, anni prima, nella sterminata serie western del 1965 «Big Valley» dove era mamma Barkley, e si chiamava, se non sbagliamo, Victoria. La serie 6 stata replicata un milione di volte e forse va ancora in onda sulle microtv locali. In Italia no- i è mai arrivato invece il suo hit televisivo, «The Barbara Stanwyck Show», un'annata intera di telefilm drammatici a lieto fine che la NBC le aveva allestito e lei aveva girato un po' perché la pagavano molto e un po' per togliersi l'allure di strega che il cinema le andava conferendo. Il cinema, sembra incredibile, all'esordio, cercò di fame una stella della commedia brillante. La immaginate Barbara Stanwyck, col suo brutto profilo e l'aria arcigna della lady nera, far ridere e commuovere? Ci riuscì, ad esempio, con Frank Capra che la diresse cinque volte: in «Femmine di lusso», «Proibito», «L'amaro the del generale Yen», «La donna del miracolo», dove fa la predicatrice che preferisce l'onestà al denaro e «Arriva John Doe», dove monta un caso giornalistico e se ne pente. Poi vennero i drammi e i drammissimi, e fra questi soprattutto uno: «La fiamma del peccato» (in originale: «Doppio indennizzo»!, dove Billy Wilder rivede e trasforma «Il postino suona due volte» e lei è la moglie perfida che per denaro fa uccidere il marito da un assicuratore accusandolo del delitto in tribunale. Il film fece scoprire alla Stanwyck, al pubblico e a Hollywood il ruolo perfetto per il suo volto. Eccola quindi regina del male in un fiume di pellicole che le attribuiscono ogni bassezza umana. «Ballata selvaggia», che la vede sposata in Messico, ma ancora innamorata del suo ex Gary Cooper (per riconquistarlo ammazza il marito, ma finisce punita da Dio, in un atroce incidente). «Anime sporche», che la infila in un bordello come cinica tenutaria. Perfetta come carnefice, Hollywood la volle anche vittima. Nel «Terrore corre sul filo», è malata, sola e costretta a letto. Burt Lancaster vuole ucciderla e deve chiedere aiuto per telefono. Cliché sempre terribili, da cui cercò di evadere. Tornando alla commedia, o sconfinando nel western. Il più noto: «La regina del Far West», dove bacia il cowboy giustiziere Ronald Reagan. Agli inizi della carriera aveva sposato Frank Fay, rimasto nell'anonimato e sparito dopo un lustro. Poi, a trentadue anni, aveva sposato Robert Taylor, il bellissimo di Hollywood che voleva fare il violoncellista ma fu praticamente cooptato dal cinema. Dodici anni poco movimentati di matrimonio, poi il divorzio. Disse: «Tanto lui ha già un'altra moglie, la Metro Goldwin Mayer». A Beverly Hills non coltivava né amicizie né scandali. Ne detestava l'ambiente e il divismo imperante. Appena fu ricca, divorziò anche da Hollywood. Forse era più simpatica di come il cinema ce l'ha consegnata. Stefano Pettinati Barbara Stanwyck, Una foto del 1952 all'apice della carriera Barbara Stanwyck. L'attrice in vacanza a Venezia con Robert Taylor: sono stati sposati per 12 anni

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