Tra Bot e mattone investimento giusto di Mario Salvatorelli

Tra Bot e mattone investimento giusto B NOSTRI SOLDI Tra Bot e mattone investimento giusto IAMO, mia moglie e io, artigiani pensionati (circa 800 mila lire mensili in totale). L'anno scorso abbiamo venduto un alloggio perché ci costava più di spese di quanto incassavamo di equo canone. Ora possediamo circa 400 milioni investiti in Bot, Cct, Btp e pochi altri titli V toli. Vorremmo un consiglio su come diversificarli. L'alloggio dove abitiamo è nostro. Abbiamo anche un alloggstto al mare: venderlo o affittarlo d'estate?». Il lettore Arnaldo Ferreri, di Torino, espone un quadro di «attività finanziarie» meglio del quale non saprei diversificare. I Bot sono titoli a brevissima scadenza, e quindi costituiscono l'investimento più «elastico». I Cct sono meno «elastici», pur se pagano interessi con cedole semestrali; in compenso, hanno uno «spread», un premio in più del rendimento medio dei Bot ai quali son legati. I Btp sono i veri titoli a «reddito fisso», in quanto lo conservano inalterato, dall'emissione alla scadenza. Da questo punto di vista costituiscono anche una «scommessa» contro un aumento dell'inflazione perché, se scende, aumenta il loro rendimento «reale», cioè quella parte d'interesse che si può spendere senza intaccare il potere d'acquisto dell'investimento. Per l'alloggetto al mare, l'ideale sarebbe affittarlo per l'alta stagione, e andarlo ad abitare nella bassa stagione. Ma, queste sono cose che ciascuno decide, facendo i conti non solo dei quattrini, ma anche della propria qualità di vita. I dubbi dei lettori «La legge in base alla quale viene operata una trattenuta fiscale sulla differenza tra prezzo di emissione di un titolo e valore nominale (di rimborso), e della quale si è parlato su questa rubrica del 17 gennaio, a me risulta poco chiara. Vorrei sapere se l'imposta viene conteggiata solo con Li riferimento al prezzo di emissione, oppure al prezzo d'acquisto, se il titolo è stato comprato in Borsa». Al lettore Domenico Contardi, di Sale (Alessandria), rispondo che il fisco non s'interessa sul quando e sul dove il titolo è stato acquistato, ma calcola solo la differenza tra il prezzo di emissione e le 100 lire di valore nominale. Su questo scarto viene applicata la stessa ritenuta del 12,50%, in quanto anche quello scarto contribuisce a formare il rendimento «effettivo» dei titoli stessi. Dubbi, non sui diritti del fisco, ma su quelli delle banche, nutre il lettore Sante Battaglini che, da Desenzano sul Garda (Verona), scrive: «Ho acquistato in Borsa, tramite banca, obbligazioni Crediop trentennali 7% a 77 lire. Mi è stata addebitata la provvigione dello 0,50% sul valore nominale di 100 lire e non sul prezzo realmente pagato. Non so se l'istituto si è comportato correttamente». Risposta: sì, correttamente, perché la provvigione dello 0,50 è una percentuale che si calcola, appunto, sulle 100 lire di valore nominale, di rimborso. Quanto all'elenco dei titoli obbligazionari esenti da imposte, la cui esistenza interesserebbe al lettore, non mi risulta che ci sia. Comunque, sono esenti dalla ritenuta sul rendimento del 12,50% (o del 6,25, per il periodo settembre '86-settembre '87), tutti i titoli di Stato o garantiti dallo Stato emessi prima di quelle date. Dall'imposta di successione, invece, sono esenti, per specifico decreto, solo i Btp e, per analogia, i Cct e i Bot. Mario Salvatorelli elli

Persone citate: Arnaldo Ferreri, Battaglini, Domenico Contardi

Luoghi citati: Alessandria, Desenzano, Torino, Verona